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Latina sta con l'avvocato: "Stop furti, altro che cella gli va data una medaglia"

Viaggio tra i residenti delle villette confinanti Il professionista ha sparato 12 colpi di pistola

Latina sta con l'avvocato: "Stop furti, altro che cella gli va data una medaglia"

Civico 52 di via Palermo, due furti in due appartamenti diversi. Civico 30, villetta bifamiliare, una delle due metà è stata «visitata» di notte. Civico 39, un furto un anno e mezzo fa. Nel villino di fronte alla casa dei Palumbo hanno colpito più volte. E nella stessa palazzina dove l'avvocato di Latina ha sparato al ladro che si era intrufolato nell'appartamento di suo padre, un altro alloggio era già stato svaligiato lo scorso 5 agosto. Il sondaggio lampo tra gli abitanti della strada dove è accaduto il fatto di sangue restituisce un quadro impressionante: nella tranquilla e verde stradina, non c'è una palazzina che non abbia ricevuto visite sgradite. «Da me sono entrati di notte - dice la signora Adele - per fortuna dormivo e non mi sono svegliata, o chissà, forse mi hanno narcotizzata. Non hanno preso granché, ma che paura, se mi fossi svegliata chissà che sarebbe successo». Il commento sulla reazione a colpi di pistola di Francesco Palumbo al furto in casa del padre viene di conseguenza: «Ha fatto bene». Altri sono meno «duri», ma tutti comprensivi: in questa zona residenziale si vive con l'incubo di furti ben programmati, spesso eseguiti con maestria. «Noi eravamo in campagna, mio figlio al mare: hanno portato via tutto», dice il signor Annino, vicino di casa di Palumbo e anche lui papà di un avvocato. Un condomino al civico 39 racconta di aver avuto il parabrezza dell'auto sfondata: «Abito qui solo da un anno e mezzo, l'inquilino precedente è stato svaligiato, poi si è trasferito».

Per farsi un'idea del sentimento prevalente in città basta anche da una scorsa ai commenti sulla pagina Facebook del quotidiano locale Latina Oggi, che ha tenuto una posizione equilibrata e ha provocato un'ondata di reazione tra i lettori praticamente unanime. I commenti non lasciano spazio a interpretazioni: si va da «all'avvocato dovrebbero dare una medaglia» a «l'unica sfortuna è che non ha fatto a tempo a nascondere il cadavere». Solidarietà zero per la famiglia del morto, Domenico Bardi, il 40enne napoletano colpito da due proiettili mentre scendeva dalla scala appoggiata al balcone dell'appartamento che aveva svaligiato. Ieri la madre e il fratello sono tornati a Latina e sono andati in procura e hanno nominato un legale, l'avvocato Elvira De Leo, e un consulente medico legale per l'autopsia che si terrà domani.

Non ci sono ancora conferme alle indiscrezioni secondo cui i due complici di Bardi sarebbero stati identificati. Nel pomeriggio di ieri la polizia è tornata nel giardino condominiale di via Palermo 60 portando una scala simile a quella usata dai ladri per entrare nell'appartamento al primo piano e ha ricostruito passo per passo ciò che sarebbe successo, cercando riscontri alla tesi difensiva, una reazione d'impeto, con spari rivolti verso l'alto che accidentalmente hanno colpito il ladro. L'avvocato 47enne in ogni caso, al momento resta indagato per omicidio volontario. Per ora le uniche indicazioni arrivano dallo stesso Francesco Palumbo, che dopo aver sparato dodici colpi, tre dei quali piantati nelle mura della palazzina e due a segno nella schiena di Bardi. È rimasto in uno stato di prostrazione, ha raccontato, e sono stati gli abitanti di una palazzina vicina a chiamare il 112. «Potete immagine come stia mio figlio», si è limitato a dire il papà Bernardino, anche lui avvocato. Mentre la polizia faceva i rilievi nel giardino è piombata trafelata e furiosa una vicina di casa il cui allarme perimetrale era scattata: «Chi è entrato nel giardino?», ha urlato.

A via Palermo si vive così.

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