Cronache

Laura, massacrata in casa attende giustizia da 23 anni

Accoltellata nella casa di vacanza a Clusone dopo aver passato la sera con un ragazzo. Il fidanzato di Milano col quale aveva una storia finì a processo. Ma venne assolto

Laura, massacrata in casa attende giustizia da 23 anni

Laura Bigoni ha 23 anni, è alta mora e molto bella, vive e lavora a Milano, dove fa l'addetta alle pulizie in Comune mentre i suoi genitori, Angiolino e Maria, gestiscono una portineria in Corso di Porta Romana, dove risiede anche Dario Fo con la moglie Franca Rame.

A detta di tutti i vicini, i Bigoni sono una famiglia di persone per bene, riservati, molto educati e disponibili con tutti.

Da più di due anni Laura ha una relazione con Jimmy, Gianmaria Negri Bevilacqua all'anagrafe, giovane elettricista di venticinque anni di Milano, pompiere volontario con il sogno di diventare un vigile del fuoco professionista.

La relazione con Laura è tormentata, difficile e complicata. Certamente nata da una grande attrazione fisica, con il passare del tempo diventa sempre più litigiosa e foriera di continui dolori ed incomprensioni che fanno soffrire la giovane ragazza. Il sogno d'amore per Laura s'infrange quando la giovane scopre che Jimmy ha una seconda e stabile relazione con Vanna Scaricabarozzi, sua coetanea che di lavoro fa l'assistente odontotecnica in un noto studio dentistico milanese.

La relazione tra Jimmy e Vanna va avanti da qualche tempo con addirittura delle promesse di matrimonio da parte del giovane.

A Laura, scoperto l'inganno, cade il mondo addosso in quella torrida estate del 1993. Per qwuesto Angiolino e Maria le impongono di andare per qualche tempo nella loro casa a Clusone in Val Seriana per cercare di porre un freno a quella malsana relazione.

Laura obbedisce ma, nonostante la distanza di più di un'ora da Milano, questa non frena l'impeto di Jimmy che quasi quotidianamente raggiunge la fidanzata in Val Seriana cercando di «ricucire» e giurando che tra lui e l'altra la storia è finita.

Anche quel sabato pomeriggio del 31 luglio del 1993 Jimmy va a Clusone a trovare Laura fin quando alle 19 non riprende la sua Y10 per scendere nel capoluogo meneghino. Quello sarà l'ultimo giorno di vita di Laura Bigoni che l'indomani, domenica primo agosto, verrà ritrovata morta: seminuda sul letto di casa, trafitta da nove coltellate tra alla gola e al petto.

Sono gli zii di Laura ad insospettirsi sia del silenzio della nipote, che già dalle prime ore della mattina doveva essere pronta per andare con loro a fare una gita in montagna, che dal fumo fuoriuscito dall'appartamento di via Mazzini.

Si ricostruiscono le ultime ore di vita della giovane milanese e si scopre che dopo aver visto il fidanzato fino alle 19 si la giovane si era preparata per andare in una discoteca del luogo, la «Collina Verde», accompagnata dal vicino di casa Pietro Serturini di 63 anni custode del parcheggio del locale. Nella serata aveva conosciuto un giovane di Endine Marco Conti, soprannominato dalla stampa «il biondino» pur non essendolo. Lui aveva riaccompagnato a casa Laura poco dopo la mezzanotte. Ma arrivati lì Laura si accorse che la luce era accesa e decise di non salire e di appartarsi in un luogo vicino dove avrebbe fatto l'amore con Marco.

Tornati più tardi sotto casa Laura vide che le luci erano spente e decise a quel punto di salire mentre Marco posteggiava l'automobile. Il giovane quindi avrebbe suonato al citofono ma non avendo risposta decise di tornarsene a casa sua a Endine. Immediatamente le indagini si concentrano verso Jimmy il «fidanzato» tormentato di Laura. Lui però esibiì un alibi di ferro: aveva passato la serata al cinema con Vanna ed aveva dormito con lei. Nonostante questo vengono ritrovati nel bagno di Laura dei capelli riconducibili a Jimmy oltre al fatto che il fumo che usciva dalla stanza era riferibile all'utilizzo di una bomboletta per lacca dei capelli usata per cercare di dar fuoco al materasso, operazione che secondo gli inquirenti soltanto un vigile del fuoco era in grado di fare. Jimmy viene arrestato pochi giorni dopo.

Il succesivo processo vede sfilare nel Palazzo di Giustizia di Bergamo più di centoventi testimoni. Jimmy viene dapprima condannato a 24 anni in primo grado per essere poi assolto in appello. A tutt'ora il giallo, è dunque, irrisolto. Le cronache dell'epoca riportano il commento di Dario Fo, inquilino di Corso di Porta Romana dove la famiglia Bigoni viveva. «Povera ragazza, non posso crederci, era una persona per bene», disse il non ancora premio Nobel. Quella ragazza per bene, innamorata di Jimmy, da 23 anni sta aspettando giustizia. Come i suoi familiari.

@terzigio

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