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Arrivano 30 parà in Irak per fare la "guerra" all'isis

L'avvicendamento previsto dall'operazione «Prima Parthica», già coinvolti oltre 500 fra istruttori e piloti

Arrivano 30 parà in Irak per fare la "guerra" all'isis

Roma - Sono oltre 500 i militari italiani impegnati direttamente sul terreno contro l'Isis. Sono gli addestratori ed il personale dell'Aeronautica che partecipano all'operazione «Prima Parthica».

Si tratta, però, di una cifra che, sebbene ufficiale, appare incompleta. Non tiene conto, infatti, nel numero di uomini e donne con le stellette dell'intelligence che studiano e gestiscono il caso-Isis.

L'operazione «Prima Parthica» ha avuto, al momento, una prima fase che è consistita nel trasferimento in Irak e nel Kurdistan iracheno di armi e munizioni. Ed una seconda fase concentrata nelle zone di Bagdad ed Erbil. Nella capitale, 280 istruttori delle forze speciali italiane (tra cui, anche i parà del Col Moschin) addestrano militari iracheni. Mentre ad Erbil fanno lo stesso con le forze peshmerga curde.

Dall'inizio dell'attività (gennaio di quest'anno) sono stati realizzati 18 corsi ed addestrati 850 fra militari iracheni e peshmerga. È verosimile che i 30 incursori in viaggio per l'Irak in questi giorni facciano parte del nucleo di istruttori. E non siano diretti a Ramadi - hanno spiegato fonti della Difesa - ma a Bagdad ed Erbil.

Per i nostri militari non è previsto l'impiego in operazioni sul terreno: né con gli iracheni, né con le altre forze della coalizione presenti. A questo nucleo di forze speciali si unirà tra breve un contingente di carabinieri, destinato a costituire la polizia militare irachena.

Il resto del contingente dell'operazione anti-Isis non è in Irak, ma in Kuwait. Si tratta del personale dell'Aeronautica militare. Fanno parte della Task Force Air: 4 aerei Tornado, due droni Predator ed un aereo rifornitore (Kc 767).

Il loro compito, però, non è quello di partecipare alle operazioni di bombardamento delle roccaforti Isis in Irak od in Siria, come fanno gli americani, i canadesi ed i francesi. Si devono limitare a compiti di sorveglianza, ricognizione e rifornimento in volo degli aerei della coalizione. I mezzi, i Tornado, sono gli stessi che hanno effettuato missioni operative in Libia. Solo che al posto delle bombe hanno kit fotografici.

Con un'ipocrisia tutta italiana, poi, l'aereo rifornitore «fa il pieno» di carburante ai Mirage francesi ed ai mezzi canadesi e Usa che bombardano i terroristi. Mentre i nostri mezzi non possono farlo perché l'autorità politica che ha autorizzato la missione teme che interventi operativi possano generare danni collaterali.

Nel frattempo, i nostri Tornado hanno effettuato 300 missioni e accumulato mille ore di foto a fotografare obbiettivi sensibili dell'Isis, le cui coordinate sono state poi girate agli altri mezzi della coalizione con capacità operative.

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