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"L'economia italiana è solida. Riforme per crescere di più"

Messaggio di speranza di Visco a fine mandato in Bankitalia. Da oggi la guida di Via Nazionale sarà nelle mani di Panetta

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L'economia italiana ha fondamentali solidi ma è importante attuare riforme per la crescita. È quanto ha sottolineato il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, intervenendo ieri alla Giornata mondiale del risparmio nell'ultimo giorno del suo mandato. «L'indebitamento delle famiglie è pari al 40% del Pil a fronte di una media nell'area dell'euro superiore al 90%; quello delle imprese si colloca intorno al 65% del Pil a fronte di una media del 100%», ha ricordato. L'Italia, pertanto, deve essere osservata dai mercati non solo da quello di un rapporto tra debito pubblico e Pil attorno al 140 per cento.

Ecco perché sono necessarie azioni mirate per garantire alla crescita di proseguire il suo cammino. «Una rapida riduzione del disavanzo, che preservi la qualità della spesa, rafforzerebbe la sostenibilità a lungo termine del nostro debito pubblico», ha affermato evidenziando che questo è «il contributo principale che la politica di bilancio può e deve dare alla tutela del risparmio delle famiglie italiane». Ma la sfida più importante per il Paese resta «realizzare riforme e investimenti capaci di spingere verso l'alto il tasso di crescita potenziale». Le debolezze strutturali «troppo a lungo trascurate» della nostra economia non si curano «con politiche di stabilizzazione monetaria o con l'espansione del bilancio pubblico» ma con strategie finalizzate a «rimuovere gli ostacoli allo sviluppo, promuovere l'innovazione e la conoscenza, favorire la crescita dimensionale delle imprese e accompagnare la modernizzazione del nostro tessuto produttivo». In una parola, con le «riforme», a partire da quelle che possono aumentare il tasso di occupazione in generale e quello femminile e giovanile in particolare. Le riforme, ha rilevato, contribuiscono a «rafforzare la fiducia degli investitori» da cui «risulterebbe una riduzione dei rendimenti del debito pubblico».

A proposito delle politiche da adottare il governatore Visco ha sottolineato che «il consolidamento dei conti non deve, come occorso in passato, compromettere la qualità della spesa pubblica e la sua capacità di sostenere la crescita». Le risorse disponibili devono essere, perciò, «indirizzate verso quegli investimenti che il settore privato non potrebbe porre in atto». Di qui l'importanza fondamentale del Pnrr.

Il commiato simbolico di Visco dalla Banca d'Italia si è concluso, nella parte pubblica, con la moderata soddisfazione per lo stop ai rialzi dei tassi da parte della Bce («una decisione saggia»). Nella parte privata si è invece sostanziato in una lettera ai dipendenti di Via Nazionale nella quale ha scritto di aver lasciato «una Banca d'Italia autorevole, indipendente, profondamente rinnovata eppure ancora sempre aperta al rinnovamento e intimamente fedele alla sua storia e al suo impegno a perseguire, senza timori e senza compromessi, l'interesse della collettività». Da oggi quel posto sarà occupato da Fabio Panetta che, come Visco ha rilevato, proviene da «una scuola diversa». Esperto di modelli econometrici il governatore uscente, studioso di regolazione del mercato bancario quello entrante. La differente formazione accademica non ha impedito a entrambi di svolgere un ruolo a tutto tondo: Visco ha tutelato le banche italiane salvando Mps e ponendo le Popolari venete in crisi sotto l'ala di Intesa. E se Bruxelles non avesse remato contro, avrebbe salvato anche le quattro piccole banche risolte. Panetta è stato tra i più critici del rialzo pedissequo dei tassi di Madame Lagarde. Il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, gli ha già inviato un segnale. «Gli investimenti nelle imprese sono gravati da una tassazione che supera il 50% e non incoraggia il risparmio», ha detto.

Anche queste sono riforme.

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