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L'economista tedesco: "Nel 2011 Berlusconi era pronto a mollare l'euro"

Nell'autunno 2011 Silvio Berlusconi avviò trattative riservate con altri governi per far uscire il nostro Paese dall'Eurozona

L'economista tedesco: "Nel 2011 Berlusconi era pronto a mollare l'euro"

Roma - Nell'autunno 2011 Silvio Berlusconi avviò trattative riservate con altri governi per far uscire il nostro Paese dall'Eurozona. Il Cavaliere aveva capito che così non si poteva più campare, non c'erano alternative e bisognava farlo in fretta. Magari assieme agli amici leghisti, da sempre ostili alla moneta unica.

L'indiscrezione, già rivelata dal saggio Morire di Austerità di Lorenzo Bini Smaghi, ex board della Bce, è oggi ribadita dall'illustre economista tedesco Hans Werner Sinn, l'ex presidente dell'Istituto di Ricerca Congiunturale Tedesco, Ifo-Institut, quello che per noi è l'Istat. Ebbene, Sinn - che insegna economia all'Università di Monaco di Baviera - vede una situazione italiana pressoché disperata. Analizza: «Dal 2011 la situazione economica del nostro paese non è affatto migliorata. Anzi, continua a non essere competitiva e negli ultimi dieci anni non ha nemmeno fatto sforzi per diventarlo». Si balla sul Titanic.

Del resto, sono mesi che Silvio Berlusconi denuncia le distorsioni di un'Ue che ha perso i connotati e che ha trasformato l'euro in una temibile zavorra per la nostra economia. Abbandonare la moneta unica non è più una bestemmia. «La decisione del popolo britannico conferma le ragioni del grido d'allarme che per primi avevamo lanciato fin dal 2011 - attacca il Cavaliere - nell'incomprensione generale, sul progressivo distacco fra questa Unione Europea e le ragioni, gli interessi, le passioni dei popoli che la compongono». Non è casuale il riferimento al 2011. Ultimo anno di Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi, ma soprattutto l'anno in cui l'allora premier sfidò le istituzioni dell'Unione Europea.

Dicevamo di Sinn. L'economista tedesco vede il problema dell'Italia negli abnormi costi di produzione e nel solito lassismo di chi chiacchiera solo. Nell'analisi non traspare ottimismo: «Il livello dei prezzi era eccessivo già prima della crisi e da allora non è sceso per niente. Anzi, dal 1995 i costi di produzione sono rincarati del 42 per cento rispetto a quelli tedeschi. I prezzi dovrebbero scendere, ma non succede nulla: in Italia si discute tanto, ma non si agisce mai. L'industria produce il 22 per cento di meno rispetto al periodo precedente la crisi, la disoccupazione giovanile è al 40 per cento, i fallimenti aumentano di mese in mese. Un Paese non può sopportare a lungo una situazione così catastrofica. Mi chiedo davvero quanto il Paese riuscirà a resistere nell'euro: la metà dei cittadini ormai lo vuole lasciare».

La possibilità di un'uscita, forzata o voluta, è sempre concreta. C'è un ma. «In caso di salvataggio di due paesi come la Francia e l'Italia - chiude Sinn- con un ammontare di crediti in percentuale del Pil pari a quelli concessi alla Grecia, costerebbe alla Germania qualcosa come 4.500 miliardi di euro».

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