Politica

Renzi con l'incubo dell'ingorgo a dicembre

Quella del premier è una partita piuttosto in salita. E la fronda interna può fare più danni del previsto

Renzi con l'incubo dell'ingorgo a dicembre

Prova a cercare una sponda al Quirinale Renzi. Questa volta, però, senza troppo successo. Almeno stando al comunicato con cui il Colle si limita a un freddo resoconto del faccia a faccia tra premier e capo dello Stato. Un incontro che fino a 24 ore prima non era in agenda e che sarebbe stato richiesto proprio dal leader del Pd per cercare di avere una «copertura» sul timing delle riforme e per provare ad oliare quello che rischia di essere una sorta di imbuto istituzionale in cui a fine anno potrebbero andare a cozzare Jobs Act, legge di Stabilità e riforma elettorale. All'indomani dello strappo dei 40 deputati Dem che non hanno partecipato al voto finale sulla riforma del lavoro, insomma, Renzi inizia a temere che la fronda interna possa fare più danni del previsto. Una circostanza che trova conferma anche nelle frecciate di un Prodi che se non arriva a dirsi nostalgico dell'Ulivo ci va comunque molto vicino. Di qui, forse, l'idea di andare a cercare sponda sul Colle. Dove Napolitano si sarebbe però limitato a una presa d'atto del «percorso» che «il governo considera possibile e condivisibile con un ampio arco di forze politiche» per quel che riguarda l'iter delle riforme istituzionali e della nuova legge elettorale. Nessuna benedizione, insomma, alla scommessa di Renzi di portare a casa entro Natale il triplete (approvazione di Jobs Act e Stabilità e via libera del Senato alla riforma elettorale). Anche perché sembra che Napolitano - intenzionato ad annunciare le dimissioni nel messaggio di fine anno - preferisca a questo punto tenere slegate le sue decisioni dall'iter delle riforme.

D'altra parte, quella del premier è una partita piuttosto in salita. Sulla legge elettorale, infatti, si è ormai formato un pacchetto di mischia che vede come il fumo negli occhi un via libera prima di Natale da parte del Senato. Significherebbe che per febbraio o marzo la nuova legge potrebbe essere approvata dalla Camera e quindi già in vigore, dando a Renzi la possibilità di giocare la carta del voto anticipato. Timore, questo, che non serpeggia solo nelle fila di Forza Italia, ma pure nella minoranza del Pd - alcuni esponenti ieri si sono presentati in Affari costituzionali pur non essendone membri proprio per diluire i tempi - o nel Ncd che chiede di «valutare il testo con calma» e «dopo Natale».

Senza considerare che anche i 15 senatori del Gal si sono messi di traverso minacciando ritorsioni quando si voterà il successore di Napolitano.

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