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La Lega mobbizza i grillini: "L'autonomia subito legge"

Salvini accelera ma Di Maio frena: "Serve un piano per il Sud". Il graffio a Di Battista "chiacchierone tropicale"

La Lega mobbizza i grillini: "L'autonomia subito legge"

Un mese fa Salvini aveva promesso «l'ok del Consiglio dei ministri all'autonomia entro il 21 giugno», cioè entro oggi. Il via libera alla riforma chiesta a furor di popolo referendario da lombardi e veneti invece non c'è ancora, dopo una lunga serie di rinvii e scadenze improrogabili. Eppure qualcosa sembra essersi mosso dopo il sorpasso (con doppiaggio) della Lega sul M5s alle europee e la situazione di debolezza dei grillini che tutto vogliono tranne tornare rapidamente al voto. Salvini ha infatti cambiato marcia sull'autonomia, nonostante le resistenze di Conte («Non può essere un programma per acuire il divario fra Nord e Sud» ha avvertito) e del M5s, preoccupato per le ripercussioni sull'elettorato meridionale. Nell'ultimo consiglio dei ministri i leghisti hanno forzato la mano per incardinare l'autonomia nell'ordine del giorno del prossimo Cdm, con un emendamento al Dl Crescita che spostava il Fondo sviluppo e coesione dal ministero per il Sud (guidato dalla grillina Lezzi, tra le più ostili all'autonomia) in capo alle Regioni. Proteste pentastellate, l'emendamento è stato stralciato ma incassando l'impegno a votare l'autonomia al prossimo appuntamento. Uno scambio, accusa l'opposizione. Risponde il leader leghista: «No, non c'è scambio. L'autonomia arriva in Cdm perché fa bene all'Italia, adesso sono tutti più convinti rispetto a qualche tempo fa» replica il leader leghista, che ieri non a caso ha pubblicato un selfie festoso con Luca Zaia. Il governatore veneto negli ultimi tempi è stato sotto pressione per il ritardo nel portare a casa l'autonomia. Esponenti storici della Liga Veneta si sono fatti sentire con lamentele e critiche («Non approvarla sarebbe tradire milioni di elettori» ha detto Paolo Franco vicesegretario del partito), e poi l'anno prossimo si vota in Veneto, la Lega non può permettersi di arrivarci a mani vuote.

Ecco quindi l'accelerazione che equivale ad un ultimatum per i grillini, messi alle strette dall'alleato che può giocarsi la carta del voto anticipato se il M5s dovesse mettersi di traverso ad una delle riforme-bandiere per la Lega, inserita anche nel contratto di governo. Zaia esulta («Sull'autonomia si sta scrivendo una pagina di storia che ridarà efficienza a tutta Italia»), la ministra Erika Stefani titolare della pratiche altrettanto («L'autonomia è ufficialmente incardinata! Con Conte abbiamo stabilito la road map sulle fasi finali della trattativa»). Ma che la vittoria non sia ancora scritta lo fa capire Luigi Di Maio: «Sento tanto parlare di autonomia, e va bene» ma «all'Italia tutto serve tranne un ulteriore divario tra Nord e Sud, che danneggerebbe tutti» scrive su Facebook, proponendo «di pari passo un piano per il Sud». A martellare Salvini c'è poi sempre l'anima movimentista del M5s impersonata da Alessandro Di Battista, che l'ha bollato come un «conformista», un «furbo» che vuol far cadere il governo per «passare all'incasso».

Salvini lo asfalta così: «Ci sono tanti parlamentari e ministri dei 5 Stelle che lavorano e io preferisco parlare con loro, non con i chiacchieroni tropicali a pagamento».

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