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Legge elettorale, il Senato boccia la proposta della minoranza Pd. Sì a emendamento Esposito

Legge elettorale, con il via libera all'emendamento Esposito Palazzo Madama blinda il Patto del Nazareno

Legge elettorale, il Senato boccia la proposta della minoranza Pd. Sì a emendamento Esposito

L’Aula del Senato dà il via libera all’emendamento Esposito, il cosiddetto "super canguro" che di fatto taglia tutte le altre proposte di modifica contrarie. Il via libera è arrivato con 175 si, 110 no e due astenuti. L’emendamento approvato ripropone l’accordo della maggioranza con Forza Italia. Ecco cosa dice il testo: "Le liste dei candidati sono presentate in 20 circoscrizioni elettorali suddivise nell’insieme in 100 collegi plurinominali, fatti salvi i collegi uninominali nelle circoscrizioni Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige, per le quali sono previste disposizioni particolari; in ciascuna lista i candidati sono presentati in ordine alternato per sesso, i capolista dello stesso sesso non eccedono il sessanta per cento del totale in ogni circoscrizione, nessuno può essere candidato, in più collegi, neppure di altra circoscrizione, salvo i capolista nel limite di dieci collegi; l’elettore può esprimere fino a due preferenze, per candidati di sesso diverso tra quelli che non sono capolista; i seggi sono attribuiti su base nazionale con il metodo dei quozienti interi e dei più alti resti".

E ancora: "Accedono alla ripartizione dei seggi le liste che ottengono, su base nazionale, almeno il tre per cento dei voti validi", sono attribuiti "comunque 340 seggi alla lista che ottiene, su base nazionale, almeno il 40% dei voti validi o, in mancanza, a quella che prevale in un turno di ballottaggio tra le due con il maggior numero di voti, esclusa ogni forma di collegamento tra liste o di apparentamento tra i due turni di votazione; sono proclamati eletti, fino a concorrenza dei seggi che spettano a ciascuna lista in ogni circoscrizione, dapprima, i capolista nei collegi, quindi i candidati che hanno ottenuto il maggior numero di preferenze; i collegi elettorali sono determinati con decreto legislativo da emanare entro il termine e secondo i principi e i criteri direttivi stabiliti dalla presente legge; la Camera dei deputati è eletta secondo le disposizioni della presente legge a decorrere dal 1° luglio 2016".

Poco prima erano stati respinti gli emendamenti di Miguel Gotor (Pd), volti a introdurre nella legge elettorale una proporzione del 70 e 30% tra eletti e nominati. Hanno votato contro 170 senatori, a favore 116 (tra cui M55), 5 astenuti. L’emendamento bocciato porta la firma di 34 senatori democratici (la minoranza Pd) ed è stato difeso in Aula dallo stesso Gotor. A favore si sono espressi anche la Lega e Sel. Ma cosa prevedeva l'emendamento? Puntava a contenere al 30% i parlamentari nominati, lasciando il "70% direttamente alla scelta con le preferenze dei cittadini" per evitare "rischi di incostituzionalità". Palazzo Madama ha detto no anche al secondo emendamento Gotor (168 no, 3 astensioni, 108 sì). Dieci i voti azzurri favorevoli all’emendamento Gotor. Che fossero dieci lo aveva previsto stamattina il presidente della Commissione Giustizia, il forzista Francesco Nitto Palma.

Paolo Romani, presidente del Gruppo Forza Italia al Senato, è soddisfatto per la ritrovata unità del centrodestra: "Pur con le prevedibili differenze di orientamento su alcuni aspetti del provvedimento, la scelta dei Popolari per l’Italia conferma la ritrovata unità di intenti del centrodestra sulle riforme istituzionali, tappa fondamentale per la ricostruzione dello schieramento alternativo alla sinistra". Da parte loro i Popolari per l'Italia fanno sapere di voler continuare la battaglia migliorativa su emendamenti chiave come quelli sulle preferenze e di opporsi ad emendamenti che impediscano la discussione seria del provvedimento e di convergere poi sul voto finale con le forze che si riconoscono nel Partito popolare europeo.

Intanto dal Forum di Davos (Svizzera) Matteo Renzi manifesta la propria soddisfazione per la riforma elettorale in dirittura d'arrivo: "Con l'Italicum anche in Italia abbiamo la possibilità di scegliere un leader per cinque anni. Il mio governo ha di fronte tre anni. Penso che dobbiamo creare le condizioni per guidare il Paese per il tempo previsto e che non ci siano continui cambiamenti di governo".

"Il Pd discute anche aspramente - dice il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini - ma sempre con senso di lealtà e di responsabilità. I toni non devono andare oltre misura. E non sempre in queste ore è stato fatto. Siamo in un passaggio decisivo sulla legge elettorale al Senato abbiamo la possibilità di portare a conclusione un percorso molto impegnativo per fare una buona legge elettorale che rafforza il bipolarismo, garantisce la rappresentanza di genere, supera le liste bloccate, prevede soglie che non penalizzano le piccole formazioni. È una legge in cui tutto il Pd può riconoscersi, perché ci sono molte nostre posizioni e ritengo che non tenerne conto sia sbagliato.

Altrettanto sbagliato però è alzare oltre misura i toni del confronto".

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