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La legge Severino non va: se ne accorge pure il Csm

Al sindaco di Napoli nessuno contesta il ricorso all'Alta Corte. E Forza Italia si mobilita per la riabilitazione del suo leader

La legge Severino non va: se ne accorge pure il Csm

Ci voleva il caso De Magistris. Ora che l'ex magistrato sindaco di Napoli ha ottenuto dal Tar lo stop al provvedimento di sospensione imposto dalla legge Severino e la valutazione di costituzionalità della norma da parte della Consulta, anche il Csm si accorge che no, non va bene cacciare via un amministratore locale per una condanna di primo grado per abuso d'ufficio, come è accaduto ora a De Magistris ma nell'ultimo anno a tanti, dal presidente della Provincia di Latina Armando Cusani al governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti, entrambi «ex» a causa della norma che porta il nome dell'ex Guardasigilli. Per non parlare della «cacciata» di Silvio Berlusconi dal Senato. E così, grazie al caso De Magistris, contrordine, compagni e toghe: la Severino non va e si può cambiare.

La svolta garantista arriva dal vertice del Csm, il neo vicepresidente Pd Giovanni Legnini, che in un'intervista a Repubblica apre a modifiche della tanto contestata norma: «La Severino – dice – ha risposto a un'istanza che il Paese poneva da molto tempo, garantire che le funzioni pubbliche siano esercitate da persone sulla cui correttezza e trasparenza non può dubitarsi. Dopodiché talune disposizioni eccessive forse meriterebbero una serena rivalutazione in sede parlamentare. Probabilmente rimuovere un sindaco dopo una sentenza di primo grado per un reato come l'abuso d'ufficio è eccessivo».

Altri tempi. Altro Csm, un anno fa quello guidato da Michele Vietti, che il 22 ottobre del 2012, un mese prima del voto sulla decadenza da senatore dell'ex premier (il 27 novembre, ndr) difendeva la norma sostenendo che «la decadenza prevista dalla Severino è una misura amministrativa che presuppone il venir meno delle condizioni di onorabilità per ricoprire funzioni pubbliche». Altro clima quello in cui, sempre l'anno scorso, il neo ministro degli Esteri Paolo Gentiloni sbarrava la strada al ricorso alla Corte costituzionale per Berlusconi, al contrario del collega di partito Luciano Violante, che invece era possibilista: «La richiesta alla Consulta – diceva Gentiloni è inaccettabile. Stiamo parlando di una legge approvata da poco dal Parlamento e non 20 anni fa, che è stata largamente condivisa e che Napolitano ha sottoscritto con un vaglio di costituzionalità». Altro Pd quello che isolò Luciano Violante quando per il Cav lasciò intravedere una scappatoia: «La Giunta (delle autorizzazioni del Senato, ndr) se ritenesse che ci fossero i presupposti potrebbe sollevare l'eccezione di fronte alla Corte. Non sarebbe una dilazione, sarebbe applicazione della Costituzione».

Ora il ricorso alla Consulta c'è, a ricorrere contro la legge è un sindaco di sinistra e per di più ex magistrato come De Magistris, persino il Csm dà segnali di apertura. E il Pd che fa? Tace, annota Il Mattinale , l'organo ufficiale del gruppo della Camera di Forza Italia, invocando provocatoriamente un risarcimento per il leader di Forza Italia come la nomina a senatore a vita: «Questa storia è clamorosa. C'è di mezzo l'incaprettamento della democrazia italiana. Ripristinare giustizia». Anche dal consigliere politico di Forza Italia ed europarlamentare Giovanni Toti arriva un appello alla mobilitazione, con la richiesta di indagine sulla caduta del governo del 2011: «Dopo la pronuncia del Tar della Campania di rinviare la legge Severino alla Corte costituzionale e, i parlamentari e i leader politici, compreso Matteo Renzi che chiedendo il voto palese a palazzo Madama disse: “I senatori ci mettano la faccia e votino” potrebbero rimediare all'errore compiuto allora, votando la commissione d'inchiesta richiesta da Forza Italia che vuole far luce sul complotto che nel 2011 ha posto fine all'ultimo governo eletto direttamente dai cittadini della nostra Repubblica». E anche la deputata di Forza Italia Daniela Santanchè, su Twitter , chiama alla mobilitazione: «Come ci muoviamo sulla legge Severino?».

Per un Luigi De Magistris che riconquista la poltrona di sindaco, ci sono tanti amministratori decaduti o sospesi per la Severino. Ci sono Tar - è accaduto al Pd Fabiano Amati, ormai ex consigliere regionale in Puglia – che al contrario di Napoli hanno detto no, che la legge Severino va bene e va applicata. Ora la presa di posizione del Csm potrebbe fare da apripista a una revisione una volta per tutte di una norma che cozza col principio della presunzione di innocenza che in caso di sentenze non definitive dovrebbe prevalere. La strada, forse, finalmente è aperta.

Si, ci voleva proprio il caso De Magistris.

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