Politica

Con la legge sulla cittadinanza addio alle espulsioni dei terroristi

Con la legge sulla cittadinanza non sarà più possibile espellere i migranti sospettati di simpatie jihadiste. Saranno italiani e ce li dovremmo tenere

Operazione "Strade sicure" nelle stazioni d'Italia
Operazione "Strade sicure" nelle stazioni d'Italia

Da un anno la legge sulla cittadinanza giace in Senato e oggi gli immigrati che risiedono in Italia scenderanno in piazza per chiederne l’approvazione. La legge promossa dal deputato dem Khalid Chaouki, vuole concedere la cittadinanza agli immigrati di seconda generazione attraverso il principio dello ‘ius soli’ mitigato. Il Pd vorrebbe, cioè, dare la cittadinanza agli immigrati che sono nati in Italia e che hanno frequentato un ciclo scolastico completo.

La verità scomoda sfuggita a Dambruoso

Una proposta ineccepibile dal punto di vista del Pd, ma all’interno della maggioranza c’è chi, anche se involontariamente, mette nero su bianco i rischi dell’approvazione di una simile. Il deputato Stefano Dambruoso di Scelta Civica (da ieri Civici e Innovatori), nel corso della presentazione del libro “La galassia fondamentalista tra jihad armato e partecipazione politica”, tenutasi pochi giorni fa alla Camera, ha fatto un illuminante confronto tra la situazione italiana e quella francese. In Francia, di fronte ai cittadini d’origine nordafricana sospettati di simpatie jihadiste, c’è “l’impossibilità di contrastarli con misure che noi ancora possiamo permetterci perché non abbiamo una cittadinanza italiana di seconda e terza generazione così diffusa”. Cosa significa esattamente? Dambruoso, ex magistrato che si è occupato a lungo di terrorismo, spiega:“Noi possiamo usare lo strumento dell’espulsione perché ci riferiamo a soggetti stanziali nel nostro territorio, ma non cittadini italiani per cui possiamo espellerli verso i loro Paesi" (vedi video al minuto 35).

In sostanza se si approva la legge sulla cittadinanza che vorrebbe Chaouki, noi saremo costretti a tenerci in Italia dei presunti terroristi. Eppure il Pd, ogni qual volta si parla dei pericoli terroristici connessi all’immigrazione, ricorda sempre che gli attentati che hanno colpito la Francia sono stati commessi da cittadini di origine nordafricani, nati, cresciuti e radicalizzati in quel Paese. Allora non si capisce perché, con la legge sulla cittadinanza, voglia toglierci anche lo strumento dell’espulsione.

La proposta di legge per l'integrazione degli immigrati

La manfrina è sempre la stessa: più che la repressione si deve investire in cultura. È proprio Dambruoso, insieme al deputato del Pd Andrea Manciulli, ad essersi fatto promotore di una proposta di legge per favorire ‘l’integrazione. “In prospettiva la crescita demografica - dice Dambruoso - porterà anche l’Italia ad avere naturalmente una presenza sul nostro territorio di cittadini di origine africana e musulmana con i quali ci dobbiamo confrontare. Siamo impreparati ad affrontare un mondo che sarà sempre più di cittadini italiani e non potremmo agire con le espulsioni ma col dialogo interreligioso e culturale cui noi aspiriamo con la nostra proposta di legge”. E come si traduce concretamente tutto questo? Semplice, con l’indottrinamento degli studenti nelle scuole. Dambruoso e Manciulli propongono di prevenire la radicalizzazione e l’estremismo jihadista istituendo un “Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’intercultura” che “elabori ed aggiorni periodicamente linee guida sul dialogo interculturale e interreligioso ed effettui un monitoraggio sulle varie iniziative poste in essere a tal fine dalle istituzioni scolastiche”. E si favorisca così “l’accesso di studenti e docenti a iniziative di dialogo interculturale e interreligioso con studenti e docenti di altre nazionalità e si incentivano le attività di formazione dei docenti in tali ambiti”, si legge ancora nel testo della loro proposta di legge. Ma non solo. L’articolo 5 prevede l’introduzione di “misure che favoriscono l’inserimento dei soggetti a rischio, individuati dal Sistema informativo sui fenomeni del radicalismo jihadista (una sorta di database di possibili terroristi ndr), nel mondo del lavoro prevedendo il loro accesso a cooperative sociali e promuovendo percorsi mirati di inserimento”.

In definitiva, con questi provvedimenti, la maggioranza dà la cittadinanza agli immigrati, privando così l’Italia dello strumento delle espulsioni, dà il lavoro a musulmani sospettati di avere simpatie jihadiste.

Infine ‘indottrina’ gli studenti italiani ad apprezzare il multiculturalismo e l’ecumenismo anziché prevedere per i giovani immigrati uno studio approfondito dell’educazione civica, ossia del rispetto delle nostre usanze e leggi.

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