Politica

Una legnata che abbatte il ceto medio

Una legnata che abbatte il ceto medio

Non sappiamo ancora se nascerà il governo Pd-M5s. Ma sappiamo che l'elemento fondamentale della mostruosa coalizione sarà un'imposta patrimoniale sul ceto medio, voluta da Maurizio Landini, il leader della Cgil, che, non a caso, la ha esposta e teorizzata, in un'intervista sul Sole-24 Ore. Secondo Landini, che tifa per questo governo, la formula che unisce le due anime (secondo lui solo in apparenza contraddittorie) consiste nel «cambiamento» di natura antifascista e antirazzista mirante al binomio «equità e giustizia sociale». La patrimoniale finanzierà gli investimenti e le politiche industriali, a favore del fattore lavoro, sommandosi alla lotta all'evasione fiscale e all'attuale imposta personale progressiva sul reddito. Essa sarà un contributo di solidarietà una tantum, (ma spesso le una tantum sono diventate una semper) che dovrebbe colpire «quel 10% di contribuenti su cui si concentra la ricchezza nazionale» per finanziare gli investimenti per la sostenibilità ambientale e la manutenzione del territorio. Il fisco, così configurato, rappresenterebbe la base del un nuovo «patto di cittadinanza». Non è chiaro se Landini conosca la reale pressione dell'Irpef. Il fatto è che il 10% dei titolari del reddito personale non dichiarano il 10% del reddito tassabile, ma solo lo 0,12%, perché hanno mille modi per sfuggire alla tassazione. La ripida progressività dell'Irpef non colpisce i ricchi, ma il ceto medio basso, quello medio e quello medio alto comprimendo le capacità di sviluppo e generando uno spostamento all'estero di persone e comparti di imprese che riguardano il lavoro di alta qualità. Poiché i contribuenti con alti redditi sono in grado di spostare agevolmente i loro patrimoni all'estero, il contributo di solidarietà patrimoniale, che Ladini richiede non cadrebbe su quel 10% dei contribuenti effettivi dell'Irpef ma sul ceto medio e medio-basso, che ha il proprio modesto patrimonio in Italia, sotto forma di immobili e investimenti in titoli, nelle banche e in fondi di investimento o contanti. La stangata patrimoniale una tantum andrebbe a finire, come al solito, sul limone spremuto della massa dei piccoli e medi risparmiatori.

Il presunto governo dell'equità per lo sviluppo economico, risolverebbe il problema del bilancio nel solito modo: con più tasse su chi già ne paga tante e ha la colpa di risparmiare e investire in Italia.

Commenti