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La gente chiede: "Sono stati pagati dodici milioni?"

Lei ora fa la contrita: "Chiedo scusa agli italiani per il dolore che ho provocato"

La gente chiede: "Sono stati pagati dodici milioni?"

nostro inviato a Gavirate (Varese)

Piove e tira un vento molto freddo a Gavirate. E anche i pensieri, forse addirittura le emozioni, devono essersi inspiegabilmente congelati. Nessuno festeggia l'agognato ritorno a casa di Greta Ramelli. Qualche cartello con cuori gialli e scritte nere di bentornata lo ha attaccato in questi giorni ( e anche ieri) a intervalli più o meno regolari, sempre la stessa signora bionda, una vicina forse particolarmente desiderosa di farsi fotografare davanti ai cancelli della bifamiliare di via Amendola 1. Dove, al primo piano, abita, con la madre e il fratello , la ventenne varesotta rimasta ostaggio dei siriani con l'amica Vanessa Marzullo impelagandosi forse con troppa incoscienza in una missione umanitaria dagli aspetti controversi, costata enormi preoccupazioni e denaro sonante all'intero Paese.

«Torna oggi, siete sicuri?» chiedono nel centro di Gavirate dove l'accoglienza riservata dai bergamaschi di Brembate alla Marzullo sembra il miraggio di un altro universo. «Io non la conosco, mai vista», spiega la gente in strada, senza eccezioni.

Intanto si fa attendere Greta. Non un cenno, non un indicazione, nemmeno uno spiraglio sui tempi d'arrivo di quella «Chevrolet bianca» che cronisti e fotografi agognano di scorgere per tutto il pomeriggio in fondo a via Amendola. Alle 17, quando ormai Vanessa è tra le mura di casa da due ore buone, nel buio della località varesotta siamo tutti consci che Greta dev'essere per forza ormai giunta in zona, ma che la sua prima tappa non è stata certo la sua abitazione. C' e' chi assicura che la ragazza, per evitare il 'benvenuto' della stampa - legittimamente incuriosita dai suoi dialoghi telefonici (molto poco umanitari, a dire il vero) con un siriano residence a Bologna, intercettati dal Ros e pubblicati ieri da Il Fatto Quotidiano - abbia preferito scivolare sulle polemiche e rifugiarsi, almeno per la prima notte, a casa del padre, che abita a Bregano, nemmeno tre chilometri da Gavirate. Non si farà vedere quindi? E' l'interrogativo che assilla tutti, mentre il gelo paralizza le ossa.

Ma non tutto è' perduto. Greta potrebbe ripensarci, chissà, anche se le certezze sull'argomento al momento restano sospese tra la speranza e l'illazione.

Alle 17, tre giovani silenziose ma chiuse nel silenzio più ostinato, mentre si fanno scudo dai fotografi, attaccano un cartello al cancelletto di casa Ramelli. Sembra la svolta: che sappiano dell'arrivo imminente di Greta? Interrogarle e' inutile, non spiccicano paola. «Siete alberi, fiori, uccelli, foglie, germogli, lupi, gazzelle, crocus e gelsomini vi aspettiamo meraviglie di Donne e Compagne» hanno scritto, mostrando un lirismo politico decisamente fuori luogo. E come sono arrivate se ne vanno.

Quindi alle 17.45 sul telefono di un cronista arriva un messaggio del fratello di Greta, Matteo, 23 anni.'Non rientriamo prima di un'oretta o giù di li'. Greta dirà qualcosa'.

Sarà di parola. Alle 19.50, a bordo di una Chrysler grigia che s'infila nel giardino, spunta finalmente il profilo della ragazza. Che dopo un lungo e inspiegabile sopralluogo alla casa ('deve vedere, controllare l'appartamento' spiega sbrigativo il fratello) alle 19, si presenta con lui davanti a telecamere, microfoni, taccuini e flash. Piumino blu e bordeaux, jeans neri, scarpe da ginnastica e capelli raccolti in una coda, la ragazza che voleva «aiutare chi soffre» in Siria, ha l'aria contrita di una bambina spaventata e imbastisce un discorsetto imparato a memoria che andrà bene anche in altre occasioni e che in buona parte ha già pronunciato il giorno prima per il giornale locale

«No, per il momento non ho intenzione di rientrare in Siria - spiega a chi la incalza - la situazione in quel paese è diventata insostenibile. Ho ricevuto un'accoglienza alla Farnesina che non dimenticherò mai. Chiedo scusa ai miei genitori e all'Italia intera: non immaginavo di provocare tutto questo dolore». Quindi la volontaria che vorrebbe dimenticare quel che tutti gli altri, invece, pretendono di farle ricordare e raccontare, saluta e risale in casa e alcuni vicini la applaudono mentre con il fratello appende al balcone il Tricolore. Qualcuno osa chiedere a Matteo del riscatto; la risposta e' troppo spavalda per essere educata. «A noi non ce ne frega niente, quel che ha detto Gentiloni va bene. Se volete uno scoop fatevelo da soli». Un'aggressione verbale inutile.

Che rivela fin troppo chiaramente i timori di chi sa che la scriteriata «avventura» siriana della sorella non si esaurisce qui.

 

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