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L'elicottero fuorilegge beffa la sicurezza I parenti sfidano: «Non chiediamo scusa»

Roma I petali di rosa che cadono dal cielo sul sagrato della chiesa di San Giovanni Bosco, al quartiere Tuscolano, per ora costano la sospensione della licenza di volo al pilota dell'elicottero «assoldato» per il funerale di Vittorio Casamonica. Il velivolo, decollato da Terzigno, in provincia di Napoli, era diretto all'elisuperficie della Romanina, ma prima di atterrare ha «deviato» sulla bianca piazza di fronte alla chiesa, abbassandosi ben al di sotto del limite consentito prima di seminare il suo carico floreale. Il volo a bassa quota, il lancio di oggetti, lo stesso sorvolo di Roma per un velivolo monomotore, però, sono pratiche proibite secondo le leggi (terrestri) del cielo, e in mancanza di autorizzazione questo è bastato all'Enac per appiedare il pilota. Non è bastato, però, a stoppare le polemiche per la violazione delle procedure di sicurezza, in un momento in cui l'allarme terrorismo è alto e a pochi mesi dall'inizio del Giubileo straordinario in Vaticano. Con un elicottero come il Robinson R22 utilizzato per «colorare» il funerale di Casamonica bastano tre minuti o poco più per coprire i dieci chilometri che separano, in linea d'aria, la chiesa a Sud di Roma dal Cupolone di San Pietro. E il potenziale pericolo non è sfuggito. Molti deputati, trasversalmente, hanno chiesto lumi sull'episodio. «Potevano tirare bombe anziché petali e potevano essere terroristi anziché nostalgici del Padrino. Roma è stata gettata nel ridicolo ancora una volta agli occhi del mondo», sintetizza il capogruppo di Fdi alla Camera Fabio Rampelli, chiedendo al premier Matteo Renzi di riferire in Parlamento, mentre il presidente dei deputati azzurri Renato Brunetta tira in ballo il ministro dell'Interno Angelino Alfano e Maurizio Gasparri invoca lo scioglimento del Comune di Roma. Pure il pentastellato Luigi Di Maio solleva la questione sicurezza, ricordando che non mancano obiettivi sensibili già nel quartiere sorvolato dall'elicottero, dove ci sono la Dia e il quartier generale della Polizia.

Ma se il funerale-choc scuote la politica, la famiglia Casamonica fa spallucce e minimizza. Sostenendo di non avere nulla di cui scusarsi per la cerimonia sopra le righe. «Non siamo mafiosi, non siamo cattivi», dice rivolto ad Alfano il nipote di Vittorio, Luciano Casamonica (che fu immortalato a tavola con l'ex sindaco Alemanno e il futuro ministro del Lavoro Giuliano Poletti a una cena organizzata dal ras della coop Salvatore Buzzi, prima dell'arresto per Mafia Capitale). Insomma, nessun passo indietro, nemmeno per l'elicottero.

Le sole scuse, concede Luciano, vanno al Papa, «per aver messo una canzone (la colonna sonora del Padrino , ndr ) che magari non andava bene».

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