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L'ennesima tegola sulla testa di Di Maio Whirlpool chiude la fabbrica di Napoli

L'azienda annuncia la cessione: a rischio 430 lavoratori che insorgono

L'ennesima tegola sulla testa di Di Maio Whirlpool chiude la fabbrica di Napoli

Roma Whirlpool chiude lo stabilimento di Napoli. E così altre 430 famiglie si ritrovano da un giorno all'altro senza stipendio e zero prospettive sul futuro. Davvero Luigi Di Maio rischia di passare alla storia come il ministro del «sottosviluppo» economico. Non si sono ancora placati gli echi del caso Mercatone Uno, una crisi drammatica che coinvolge migliaia di lavoratori, e già si apre un altro doloroso scenario che riporta in primo piano l'incapacità di gestione del Mise. Anche in questo caso il governo, in particolare il vicepremier pentastellato, avrebbe dovuto rappresentare il garante dei lavoratori che hanno immediatamente proclamato lo sciopero.

I rappresentanti delle organizzazioni sindacali hanno incontrato ieri vertici aziendali di Whirlpool Emea. Una riunione per aggiornarsi sul Piano industriale Italia 2019-2021. Purtroppo la società ha comunicato che intende procedere con la riconversione del sito di Napoli e la cessione del ramo d'azienda a una società terza «in grado di garantire la continuità industriale allo stabilimento e massimi livelli occupazionali, al fine di creare le condizioni per un futuro sostenibile del sito napoletano». Tradotto in termini brutali in realtà significa chiusura, dicono i sindacati.

«Whirlpool ha provato a imbellettare la sua decisione, parlando di vendita della fabbrica, ma si tratta di eufemismi che suonano come una presa in giro e rischiano di esacerbare ancora di più gli animi in una terra con enormi problemi sociali» è l'accusa dei sindacati che fanno notare come la decisione annunciata ieri sia ben diversa dall'accordo siglato nell'ottobre scorso, che prevedeva un piano triennale di investimenti da 250 milioni di euro. La proroga degli ammortizzatori sociali concessa dal ministero del Lavoro, era stata scambiata con la garanzia della permanenza di tutte le fabbriche italiane precisando pure l'impegno da parte di Whirlpool a concentrare a Napoli l'intera produzione delle lavatrici di alta gamma. Al solito Di Maio si sveglia a danno avvenuto e convoca un tavolo al ministero per il 4 giugno. «Stracciando l'accordo del 25 ottobre i nuovi vertici di Whirlpool hanno mancato di rispetto ai lavoratori, ancor prima che al ministero dello Sviluppo Economico e al governo stesso», scrive il leader grillino su Facebook. Ora Di Maio pretende «che venga puntualmente fatta chiarezza» e garantisce di essere pronto a «rimettere in discussione l'intero piano industriale e a verificare l'utilizzo che è stato fatto degli ammortizzatori sociali fino ad oggi».

Rosario Rappa, segretario generale della Fiom di Napoli, esorta Di Maio, quale garante dell'accordo di ottobre, ad «assumere tutte le iniziative adeguate a far modificare velocemente la posizione assunta dall'azienda» perché con la chiusura dello stabilimento «è a rischio la tenuta sociale del territorio che può facilmente trasformarsi in problema di ordine pubblico». Decisione «gravissima» anche per il leader Cgil, Maurizio Landini. «Meno di un anno fa è stato fatto accordo al Mise che prevedeva investimenti e il mantenimento dei siti produttivi-ricorda Landini- È una scelta inaccettabile. Napoli e il Mezzogiorno hanno già pagato abbastanza ed è necessario che governo intervenga per far rispettare gli accordi».

Per Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil: «la violazione dell'intesa da parte dell'azienda è inaccettabile, il Mise deve intervenire subito».

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