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"Ma l'erario non può essere un nemico. Ora serve cambiare rotta con i cittadini"

Il presidente della commissione Bilancio: «Crisi energetica e nuovi scenari hanno modificato la situazione. Siamo per semplificare»

"Ma l'erario non può essere un nemico. Ora serve cambiare rotta con i cittadini"

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"Ma l'erario non può essere un nemico. Ora serve cambiare rotta con i cittadini"

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Giuseppe Mangialavori, presidente della commissione Bilancio della Camera ed esponente di Forza Italia, a tutto campo sulle prossime mosse dell'esecutivo in materia di fisco.

Il direttore dell'Agenzia delle Entrate Ruffini continua a sostenere che il fisco non debba essere amico, anzi. Si tratta di un attacco al governo?

«Più che altro una questione lessicale. Ruffini ha specificato che per lui il fisco, pur non essendo amico, deve essere un equo e corretto interlocutore. Sarebbe comunque un passo avanti perché troppo spesso questo non succede e se qualcuno usa la locuzione fisco amico è per sottolineare, anche con il linguaggio, che serve un cambio di rotta. Non credo ci sia alcun attacco al governo perché il punto è lo stesso: ditela come volete ma l'esattore non può essere un nemico. Anzi mi auguro che l'Agenzia prosegua nel suo lavoro di incremento dei servizi telematici, accelerazioni dei rimborsi e maggiori relazioni con il pubblico. Magari non diventerà amica, ma almeno ci si potrà parlare».

Qualche mese fa c'era già stato uno scontro sul tema della Pace fiscale. Il governo ha una visione diversa rispetto all'Agenzia delle Entrate?

«Hanno visioni diverse esclusivamente nella misura in cui il governo è un organo espressione della volontà popolare, che ha quindi la prerogativa di dettare la linea politica, mentre l'Agenzia è un ente amministrativo, che deve applicare la legge. Noi crediamo che l'obiettivo di un fisco equo, giusto e soprattutto non ostile e che non sia una giungla di regolette che cambiano di continuo non possa essere contestabile da nessuno. Tra l'altro il governo ha deciso di abbandonare gli iniziali obiettivi di riduzione del tax gap perché, come ha riconosciuto Ruffini, crisi energetica e nuovi scenari hanno modificato la situazione, specie per quanto riguarda la liquidità delle imprese».

Gli obiettivi sull'evasione sembrano essere raggiunti. Anche Ruffini è parso ottimista sul tema.

«Intanto vorrei dire che questo governo, alla faccia delle guerre mediatiche della sinistra, ha raggiunto risultati ottimi. Perché dipende se si vuole fare la lotta ai veri evasori o se invece ci si vuole accanire su alcune categorie o usare il tema delle tasse solo per riempirsi la bocca. La tecnologia, a cominciare dall'utilizzo delle banche dati, ha aperto innumerevoli possibilità specie per la lotta agli evasori totali e mi auguro che su questo si vada avanti».

Stanno per arrivare altre tre milioni di lettere di compliance. Violazione delle regole o accanimento fiscale?

«Come ho detto prima, l'accanimento è inaccettabile, tanto più che per anni c'è stata l'inversione dell'onere della prova. Qualcosa che non deve più succedere. Se però queste lettere sono motivate, magari per chi si è trovato in difficoltà momentanea, è un modo che fisco e contribuenti hanno per evitare che la situazione si incancrenisca o degeneri verso il contenzioso. Oggi il cittadino, anche grazie a numerosi interventi, per esempio ha più facilità a rateizzare i debiti. E in molti casi vengono cancellati interessi e sanzioni. Tuttavia ci sono ancora però tante, troppe storture».

La riforma fiscale è alle porte. Quali sono gli obiettivi che si è posta Forza Italia?

«Intanto voglio dire che già oggi, in meno di un anno, abbiamo fatto un grande lavoro approvando la legge delega. Qualcosa che aspettavano da decenni, come sottolineato da tutte le istituzioni internazionali. Anche gli obiettivi sono sacrosanti e sono quelli di Forza Italia: una seria semplificazione del sistema, una lotta all'evasione fondata sulla prevenzione e, soprattutto, una progressiva riduzione del carico fiscale per famiglie e imprese. Perché senza tagliare le tasse è difficile liberare energie produttive per spesa e investimenti, e quindi per la crescita.

Berlusconi aveva ragione anche su questo».

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