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L'erede di Bin Laden principino della paura

La battaglia per lo scettro del terrore è alle porte. Da una parte c'è Abu Bakr Al Baghdadi, riverito Califfo dello Stato Islamico, dall'altra si fa sentire il principino del terrore Hamza Bin Laden

L'erede di Bin Laden principino della paura

La battaglia per lo scettro del terrore è alle porte. Da una parte c'è Abu Bakr Al Baghdadi, riverito Califfo dello Stato Islamico, dall'altra si fa sentire il principino del terrore Hamza Bin Laden, il figlio prediletto su cui il defunto Bin Laden puntava per la successione alla guida di Al Qaida.

Il primo guizzo del «delfino» arriva lo scorso agosto quando Hamza, oggi 25enne, diffonde un messaggio audio registrato in cui invita a combattere Usa, Francia e Gran Bretagna. Ora però siamo all'atto secondo. Lo scorso fine settimana, a pochi giorni dal quinto anniversario della morte del padre e in contemporanea con un messaggio del capo di Al Qaida Ayman Al Zawayri, il principino torna a farsi sentire. La concomitanza potrebbe preludere ad un cambio della guardia ed al rilancio di un'organizzazione che con Al Zawahiri ha ceduto l'egemonia del terrore globale allo Stato Islamico. Una successione dinastica era del resto quello su cui puntava papà Osama. In una lettera rinvenuta nel covo pakistano di Abbottabad ed indirizzata al fedelissimo luogotenente libico Atiyah Abd al-Rahman, al tempo ai vertici di Al Qaida, un preoccupato Osama raccomanda di tenere Hamza lontano dalle insidie del Waziristan e di garantirne la formazione intellettuale facendolo studiare sotto falso nome in un college del Qatar.

Hamza, nato nel 1991 dalle nozze con la psicologa infantile saudita Khairiah Sabar, è fin da ragazzino il preferito di Osama. Non a caso il padre se lo tiene accanto durante quel matrimonio del figlio maggiore Mohammed, celebrato a Kandahar nel gennaio 2001 e trasmesso da Al Jazeera, che segna l'esordio mediatico del capo di Al Qaida. E non a caso Hamza è l'unico fra i membri di spicco della famiglia a non venir sorpreso dall'incursione del commando dei Seals nel covo di Abbottabad del 2 maggio 2011 in cui viene ucciso suo fratello Khaled. Da allora la sorte del «principino del terrore» è un vero mistero. Ma quel mistero alimenta anche le ipotesi di una faida interna ad Al Qaida. Una faida tra i fedelissimi del padre, decisi ormai ad aprire la strada della successione al principino Hamza ed il gruppo di comando che continua a far da cornice all'incolore Zawahiri. Di certo i messaggi diffusi da nonno Zawahiri e dal giovane Hamza sembrano uno la copia dell'altro. Entrambi richiamano all'unità della lotta islamica su quel fronte siriano dove la formazione alqaidista di Al Nusra è in lotta aperta con lo Stato Islamico. Ma il giovane Hamza, che evidentemente non rinuncia a nessuna cartuccia pur di intercettare il consenso del popolo del terrore, ci aggiunge anche la lotta contro Israele per la riconquista di Gerusalemme. Una ricetta antica, ma sempre efficace.

Soprattutto per un giovane esordiente che - al di là del nome paterno e di una detenzione in Iran assieme a madre e fratelli dopo la fuga dell'Afghanistan - non sembra in grado d'esibire un cursus honorum in grado d'impensierire l'emiro Al Zawahiri o il Califfo Al Baghdadi.

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