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L'esercito europeo pronto a schierarsi. Ma la politica Ue frena

Non ci sarà una divisa unica. I militari di ogni Paese si occuperanno a turno della difesa

L'esercito europeo pronto a schierarsi. Ma la politica Ue frena

Una difesa comune europea è possibile e il progetto è già ampiamente avviato. Manca solo l'ok della politica comunitaria. L'appello del presidente della Repubblica Sergio Mattarella in questo senso viene ben accolto a tutti i livelli delle forze armate, che da tempo lavorano per attuare un esercito europeo.

Già la lungimiranza di Silvio Berlusconi aveva aperto la strada a una difesa che non si contrapponesse agli schemi della Nato, ma che andasse a coadiuvarne i compiti, rafforzando quell'idea di tutela dei confini europei che potrebbe portare il vecchio continente a occupare un posto importante sullo scacchiere internazionale.

Di fatto da tempo si è già dato avvio al progetto, con una serie di iniziative che richiedono tempo e per le quali l'Italia sta spingendo da anni. Oggi abbiamo infatti circa 2.500 militari che fanno parte dell'European Union battle group che sono delle forze di reazione rapida dedicate a sostenere la sicurezza europea con una turnazione semestrale Paese per Paese e di cui l'Italia fa attivamente parte. Ma serve di più: almeno 5mila uomini, con assetti ad hoc e una serie di iniziative di difesa comune nel campo industriale per costruire sistemi d'arma che entreranno in funzione in futuro, ma anche di policy per avere le stesse logiche. Il generale Claudio Graziano, presidente del comitato militare dell'Ue sta lavorando in questo senso.

Perché un'idea molecolare di Esercito europeo (termine improprio e mutuato dalla stampa) già c'è, ma è indirizzata a piccole emergenze. Di fronte a grandi crisi, come quella afghana, andrebbe implementata, in modo da diventare un security global player in grado di essere nella Nato, ma con potere decisionale indipendente dall'America e della Nato stessa.

Nessuna divisa unica, quindi, ma solo forze armate dei singoli Paesi che a turnazione si occupino della difesa europea coordinati dal quartier generale di Bruxelles, dove attualmente esiste già una piccola task force, ma che si avvalgano anche degli assetti di tutti gli altri Paesi Ue. Un comando militare strategico, insomma, che possa gestire in proprio le operazioni, su canali sicuri, con comunicazioni criptate. Un primo piccolo esempio di difesa comune europea è costituito dall'operazione Irini, messa in piedi in tempo di crisi Covid senza il contribuito della Nato e degli Stati Uniti. Per l'ex capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica Pasquale Preziosa, che sulla difesa dell'Europa ha anche scritto un libro (La Difesa dell'Europa - Cacucci editore), «le difficoltà oggi, degli Stati Uniti di garantire l'ordine internazionale sono divenute insostenibili per un solo Paese, anche se tale Paese è la prima potenza mondiale. Questo squilibrio potrebbe essere bilanciato dall'assunzione di responsabilità da parte dell'Europa, divenuta una delle prime potenze commerciali del mondo, ma non ancora player completo nell'arena internazionale. Se ciò avverrà, a livello mondiale - dice - potrà più facilmente svilupparsi in modo pacifico un ordine multipolare». Per il generale, se una Difesa europea diventerà possibile, «gli Usa avrebbero la possibilità di rilanciare il ruolo costruttivo svolto dopo la Seconda guerra mondiale e smarrito, purtroppo, dopo qualche anno dopo il crollo del Muro di Berlino. La solidarietà fra Usa ed Europa sulla base di una equal partnership sarà in grado di rendere più agevole l'inserimento pacifico di nuove potenze nella governance del mondo rendendo obsolete le aspirazioni egemoniche». Per questo «è necessario studiare modelli attuativi che nel passato abbiano già dato risultati positivi. L'esperienza statunitense insegna che la difesa possa essere organizzata in modi differenti. Lo spirito costruttivo dovrà essere quello suggerito da Monnet per la Cooperazione Rafforzata che ha consentito la creazione della Ceca prima e dell'Unione europea poi». Per Preziosa «le condizioni vigenti nell'Europa di oggi sono assimilabili a quelle degli Usa ai primordi.

La costituzione, attraverso la riorganizzazione delle forze europee della Nato, di un piccolo pilastro europeo della difesa all'interno dell'Alleanza (senza necessità di nuove forze), sarebbe il primo passo per la costruzione della difesa europea accompagnata dall'ampliamento delle strutture di comando e controllo presso Bruxelles».

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