Cronaca internazionale

Leslie Van Houten libera dopo 53 anni. Era "l'angelo della morte" di Manson

La donna partecipò all'omicidio di un negoziante e della moglie quando aveva 19 anni. Faceva parte della setta "The Family"

Leslie Van Houten libera dopo 53 anni. Era "l'angelo della morte" di Manson

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Lei non c'era quando nell'agosto del 1969 Charles Manson e altri tre adepti della sua setta criminale massacrarono in una villa di Los Angeles l'attrice Sharon Tate, sposata con il regista Roman Polanski, all'ottavo mese di gravidanza, tre suoi amici e un ragazzo di 18 anni. C'era però il giorno dopo, quando furono uccisi per ordine del «guru» i coniugi LaBianca, il droghiere Leno e sua moglie Rosemary, accoltellati nella loro abitazione californiana di Los Feliz. All'epoca Leslie Van Houten, conosciuta come «l'angelo della morte», aveva 19 anni. Partecipò attivamente al duplice delitto e una settimana dopo fu arrestata.

Dopo aver trascorso 53 anni in prigione, tra quindici giorni la 72enne - condannata all'ergastolo e scampata alla pena di morte solo perché la Corte Suprema della California nel 1972 l'ha abolita - potrebbe tornare in libertà. Leslie era una fedelissima di Manson e della sua «famiglia» - una comunità hippy criminale nata nel deserto della California, poi diventata una vera e propria setta che seminò panico e orrore nella Los Angeles di fine anni '60 - totalmente in balia di colui che i seguaci credevano una manifestazione di Cristo. Subito dopo il duplice delitto e durante la sua lunga detenzione la donna ha dimostrato straordinari sforzi collaborativi e rimorso per l'orrore commesso. Negli anni i suoi avvocati hanno presentato ben 13 istanze di scarcerazione, tutte respinte.

Oggi invece la commissione incaricata di valutare le domande ha dato l'ok. Tra qualche settimana, dunque, Leslie verrà rilasciata in libertà vigilata dopo una vita intera trascorsa dietro le sbarre. «È entusiasta e sopraffatta. È grata che le persone riconoscano che non è più la stessa persona che era quando ha commesso gli omicidi», ha commentato il suo legale, Nancy Tetreault. Le detenuta aveva spiegato ai giudici di essere caduta sotto l'influenza di Manson dopo un'adolescenza difficile: il divorzio dei genitori, l'abuso di alcol e droga, un aborto forzato.

Il governatore democratico della California, Gavin Newsom, questa volta ha deciso di non opporsi alla sua scarcerazione. In passato aveva detto no tre volte, sostenendo che la detenuta non aveva dato una spiegazione adeguata e coerente del suo coinvolgimento nella vicenda e che rappresentava ancora un pericolo per la società. Ma ora, pur dicendosi «deluso» dalla decisione dei giudici, preferisce non insistere ritenendo «improbabile» una vittoria alla corte suprema statale. Esce dunque dal penitenziario dove ha vissuto tutta la vita, una delle componenti della «family», accecata da Lsd e prediche del leader criminale, morto ormai sei anni fa. Come detto l'ergastolana non prese parte all'eccidio di Cielo Drive, a Los Angeles, in cui venne uccisa la bellissima Sharon Tate, incinta del figlio di Polanski, che si salvò perché era a Londra per lavoro. Con l'attrice vennero massacrati tre suoi amici e un ragazzo di 18 anni che si trovava per caso sul luogo della mattanza. Gli omicidi furono commessi da Tex Watson (23 anni), Susan Atkins (21 anni) e Patricia Krenwinkel (21 anni), che penetrarono nella villa del regista armati di revolver, coltelli da cucina e una corda di nylon, sempre sotto la guida del patriarca Manson.

Un crimine passato alla storia per la sua atrocità, parte del folle piano che aveva in testa Manson per scatenare una sorta di guerra tra bianchi e neri.

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