Politica

"L'età anagrafica non conta quasi più A 75 anni c'è ancora un futuro davanti"

Il geriatra: «È il momento in cui si raccoglie il frutto dell'esperienza»

"L'età anagrafica non conta quasi più A 75 anni c'è ancora un futuro davanti"

Non è un politico ma ha a che fare con gli anziani tutti i giorni. E si rende perfettamente conto di quanto sia assurdo privarli della possibilità di votare. Angelo Bianchetti, geriatra alla clinica Sant'Anna di Brescia del gruppo San Donato, non crede alle sue orecchie.

Bianchetti, quando una persona si può definire anziana?

«Solitamente per anziano si intende una persona che abbia compiuto i 75 anni di età. Ma lei si immagina un 75enne privato della possibilità di voto?».

Di fatto i 75 anni sono i nuovi 65 anni?

«Più o meno è così. Dobbiamo abbandonare il criterio anagrafico per valutare l'anzianità ma pensare alle funzionalità e alle aspettative di vita. Inoltre consideriamo che uno su due fra i cosiddetti Millennials vivrà fino a 100 anni».

Grillo sostiene che un 75enne non abbia più voglia di pensare al futuro.

«Conosco 90enni a cui viene tranquillamente rinnovata la patente. Direi che a 75 anni c'è ancora parecchio futuro davanti. A livello medico, il 60% mantiene la cognitività che ha sempre avuto. Solo il 10% soffre di qualche patologia cognitiva. E dopo i 90 anni la demenza colpisce solo il 30% degli anziani».

Nel 2050 in Italia ci saranno 20 milioni di anziani. La politica sta pensando a questo aspetto?

«Poco. Per ora ci sono tante mancanze a cui provvede spesso il volontariato. Bisogna aumentare i servizi, renderli accessibili, creare supporti sociali, sostenere le famiglie in cui i 90enni sono accuditi da figli 70enni».

E risolvere il problema della solitudine.

«Quella è la priorità. In Inghilterra hanno anche creato un ministero contro la solitudine. Qui non solo non si fa nulla, ma arrivano anche queste proposte ridicole in cui si vogliono isolare ancora di più gli over 75».

La terza età può rappresentare anche una risorsa economica su cui investire?

«Certo. Ed è ora di muoversi in questa direzione. Finora gli anziani sono stati considerati una sorta di bancomat sociale, molti nonni provvedono a mantenere in piedi l'economia della famiglia. Quella degli anziani è una fascia da rispettare, per cui creare servizi utili».

A parte questo ultimo periodo, anche la classe politica proprio di primo pelo non è mai stata.

«Appunto, e non solo la classe politica. Dopo i 70 anni una persona raccoglie il frutto della propria esperienza e arriva all'apice di ciò che può dare, anche quando convive con una disabilità. Andrea Camilleri non vedeva più ma dettava. Pensiamo a Umberto Veronesi, a Rita Levi Montalcini, a Indro Montanelli, a Sandro Pertini. La lista potrebbe essere davvero lunga. Quindi di cosa stiamo parlando?».

Quindi gli anziani sono una ricchezza da valorizzare?

«Sotto tutti i punti di vista. Pensiamo a Liliana Segre e a chi è testimone di una memoria storica da raccontare.

Quella memoria va tutelata, rispettata, non avvilita levando un diritto».

Commenti