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Letta contro Renzi: "Non si vince sulle macerie"

L'ex premier ribadisce per ben tre volte che non si candida "a nulla". È la conferma definitiva che è tornato per sfidare Renzi

Letta contro Renzi: "Non si vince sulle macerie"

Ieri Matteo Renzi, oggi Enrico Letta. Il quotidiano La Stampa sembra essere diventato l'agone di una sfida riaperta tra i due ex democristiani toscani che si contendono il Pd. Il motivo del contendere è sempre l'Italicum ma l'obiettivo è la leadership nel Paese e dentro il partito.

Letta, rispondendo all'editoriale di ieri di Marcello Sorgi, ha rivendicato la legittimità della Commissione per le riforme che il suo governo aveva affidato all'allora ministro Quagliariello per poi passare di nuovo all'attacco criticando il "metodo di approvazione della legge elettorale" che mina "la qualità della nostra democrazia rappresentativa". "Per «andare lontano» bisogna «andare insieme». - scrive l'ex premier facendo così autopromozione del suo libro - Vale nella vita delle persone. Vale nella vita delle comunità democratiche". "Ho quindi, naturalmente, deciso – è la conclusione del ragionamento - di far derivare da questa idea virtuosa di «insieme» il comportamento parlamentare sull’Italicum, che traduce la mia profonda contrarietà rispetto alla scelta del governo di porre la fiducia sulla principale legge che investe le istituzioni e le regole comuni".

Secondo Letta la legge elettorale “deve essere sottratta al capriccio o all’abuso delle maggioranze occasionali”, scriva prima di mandare di nuovo al premier il suo personale: #Matteostaisereno. “Quello sull’Italicum – si legge ancora nella lettera - per me sarà tra gli ultimi atti da parlamentare, forse uno dei più sofferti. Come più volte ho ribadito, tuttavia, le dimissioni dal Parlamento, per perseguire una scelta professionale, non sono certo un abbandono della passione politica che mi ha genuinamente mosso fin da ragazzo”. In politica una smentita è una conferma, una doppia smentita è una prova. Quando si arriva a tre c’è la certezza: Letta è tornato e punta dritta a disarcionare Renzi.

La lingua lettera, infatti, l’ex premier prosegue dissertando sulle storture e gli effetti del Porcellum e della “legge truffa” del ’53 ma conclude con “una notazione personale”: “Non ho doppi fini, né mi candido a nulla”. E poi la stoccata finale contro il premier: “Chi ha responsabilità di guida, soprattutto su questioni che riguardano le regole condivise, deve in primo luogo convincere e coinvolgere. Così vince davvero.

Altrimenti, vince sulle macerie”.

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