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Letta jr, il più "malato" di macronismo

Gara per somigliare al francese: avanza Calenda, cadono Renzi e Di Maio

Letta jr, il più "malato" di macronismo

Roma - Specchio specchio delle mie brame, chi, il più macròn del Reame?. Comincia così la favola impossibile, il vorrei-ma-non- posso di ogni candidato che si rispetti della futura Repubblique italiana. Lista di pretendenti che ogni giorno ha la sua pena: nessuno ha fatto l'Ena, la prestigiosa scuola d'Alta amministrazione, nessuno ha mollato la comoda poltrona sulla quale è inchiodato, nessuno ha mai lavorato alle dipendenze del «mostro» di globalizzazione Rothshild. Eppure fanno la fila per farsi misurare la scarpetta.

Considerato che la tecnologia ha fatto passi da gigante, ormai si possono stilare vere e proprie analisi del Dna con le percentuali di macronismo. Al primo posto, per dedizione, contiguità, entusiasmo, autostima e padronanza del francese, con il 99,99 per cento di macronismo è risultato così Enrico Letta, che la poltrona l'ha mollata, in verità (costretto a viva forza, ma l'ha mollata). Peccato per quell'un per cento, dovuto presumibilmente al fatto che l'Arel di andreatta non è paragonabile all'Ena. Buona formazione, e soprattutto disponibilità a scendere nella piazza del Louvre per respirare quell'aria di vittoria che tanto gli manca. E lo strugge.

Al secondo posto, una sorpresa delle ultime ore: il ministro Carlo Calenda. Siamo sicuri che se Macron si fosse materializzato in Italia, avesse potuto portare la borsa e scrivere i discorsi a Luca Cordero di Montezemolo, avrebbe avuto le buone relazioni industriali e finanziarie di Calenda. E come lui, per estremo sussiego, avrebbe bollato di «provincialismo e debolezza» chiunque volesse assomigliare a se medesimo. Il dna al 98 per cento lo dimostra: quel pizzico di differenza è dato dalle due stupende compagne (l'ex e l'attuale) dell'italiano, rispetto alla stagionata Brigitte. Solo medaglia (oltre che faccia) di bronzo invece per Matteo Renzi, che ce lo sta ripetendo fino allo sfinimento che lui è proprio come - anzi meglio - di Emmanuel. Purtroppo però dalle analisi è venuto fuori che la somiglianza del dna si ferma al 60%. Colpa del Pd, naturalmente, che non sarà mai en marche! L'aria vagamente tecnocratica e il percorso di abiura del socialismo ha portato a concorrere anche Brunetta e Parisi, entrambi trovati con il 55 per cento di genoma macronista. La differenza sta nel fatto che loro si odiano, mentre Emmanuel non fa trasparire sentimenti: li scrive nero su bianco.

Al test si sono sottoposti con risultati sorprendenti numerosi esponenti politici. Dario Franceschini, saputo che al Centro si vince, è stato beccato col macronismo al 50% (la differenza sta nelle ragnatele dc). Risultato positivo in virtù d'un piccolo imbroglio il sindaco di Napoli De Magistris: aveva dato da analizzare il sangue del direttore di Capodimonte, il francese Bellenger, che Macron l'ha pure votato. Il parmense Pizzarotti, che ha chiamato la sua sede di lista Una città in cammino, è stato denunciato per plagio. Mentre il grillino Di Maio, indicato da Beppe come il più simile dei suoi, avendo persino la fidanzata di dieci anni più «anziana», è stato squalificato.

Aveva truccato le provette dei congiuntivi.

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