Elezioni politiche 2022

Altro che Trump, Letta si sbaglia: Conte è di sinistra

Il leader del Pd, intimorito dai sondaggi, è ancora alle prese con le rivendicazioni elettorali da "vera sinistra" del partito di Giuseppe Conte, che a quanto pare agli elettori progressisti piace più dei dem

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Il teorema sarebbe di per sé già molto semplice: se Enrico Letta, segretario di un Partito democratico che nel corso degli anni ha perso stampo, linfa e soprattutto elettori di sinistra, dice che il Movimento 5 Stelle non è sinistra, allora per i grillini è un'investitura ufficiale.

Da quando Giuseppe Conte ha consumato lo strappo con i dem rifiutandosi di concorrere in coalizione alle prossime elezioni, Letta ha iniziato a "sconfessare" i grillini che il suo partito aveva praticamente quasi inglobato nel loro momento più basso. Oggi a Rtl 102.5 l'ultimo affondo, all'indomani dell'endorsement nientemeno che di Donald Trump al "suo ragazzo" Giuseppi: "Ha colpito anche me che Trump parlasse di Conte, dà l'idea che Conte e il 5 stelle tanto di sinistra non sono", dice Letta.

Campioni di sinistra (molto di più Letta) come Stefano Fassina, invece, sono di avviso totalmente opposto: "Non capisco tutto questo stupore, il programma del M5S è chiaramente di sinistra, e intercetterà tanti elettori indecisi o delusi da un Pd troppo appiattito su Draghi", ha detto al Fatto Quotidiano il parlamentare uscente di LeU. Da buon neo-democristiano, invece, Dario Franceschini cerca di tirare una botta al cerchio e una alla botte coniando un concetto comico per non scontentare Letta: "I grillini sono diversi dalla destra".

A spiegare cosa renderebbe il M5S la "vera sinistra" ci ha pensato lo stesso Conte, differenziando il suo partito dai dem: "Il Partito democratico è un elefante molto composito: ha le correnti che hanno interessi molto diversi, mentre noi siamo molto semplici. Quando ti muovi con un partito così strutturato, con tutto il rispetto, devi in alcuni passaggi faticare un po'. Ora siamo molto più snelli e abbiamo una Carta dei valori, uno dei manifesti progressisti più avanzati", ha detto nel corso di un dibattito a Milano con il direttore di Fondazione Feltrinelli, Massimiliano Tarantino.

Il programma grillino, che con buona pace di Letta è sempre stato spostato a sinistra dai tempi del populismo anti-casta, si è riconsolidato sull'impianto sinistrorso dopo l'esperienza del Conte II, quando i grillini, stando al governo col Pd, capirono perfettamente i motivi per cui gli elettori di sinistra fossero scontenti della "finta sinistra". Così, hanno messo su carta tutto ciò che il Pd non è mai stato in grado di fare ed è nato il famoso programma dei 9 punti che Conte ha utilizzato per far cadere Draghi.

Un programma di Sinistra-Verde-No global: reddito di cittadinanza ad oltranza (quindi assistenzialismo senza crescita); salario minimo; stop alla precarietà; interventi straordinari per famiglie e imprese facendo leva su uno scostamento di bilancio un taglio del cuneo fiscale a favore dei lavoratori; stop alle trivelle e allo sfruttamento dell’energia fossile; superbonus 110%; cashback fiscale; piano straordinario di rateizzazione delle cartelle esattoriali.

Ma sebbene alcuni di questi punti fossero condivisi (o da discutere) anche con altre forze politiche nello stesso governo Draghi, è sui temi etici che da sempre il Movimento si è mosso in modo ben più radicale del Pd. Dall'appoggio "convinto" al quesito referendario sulla cannabis (poi bocciato dalla Corte Costituzionale), alla necessità di formulare una legge che prenda il posto dei quesiti sull’eutanasia (anch'essi bocciati), fino alla grande apertura sul tema degli immigrati e sulla necessità di integrarli per combattere la denatalità. Linee tipiche di una corrente antiproibizionista e ultraprogressista di cui sono esponenti forti il ministro Fabiana Dadone e il presidente della Camera Roberto Fico.

E che dire, infine, della grande lotta per il recupero del ruolo dei sindacati, picconati proprio dai dem che hanno lasciato i lavoratori senza tutele e senza rappresentanze e che difatti candidano tutti i sindacalisti più invisi alla classe operaia (in ultimo Susanna Camusso), e del rifiuto generale del neoliberismo a difesa di un impianto macroeconomico socialdemocratico.
Il Movimento 5 Stelle è di sinistra e non è un caso che da quando ha iniziato a spingere sull'acceleratore ideologico, dopo che i disastri al governo hanno spinto i suoi elettori "di destra" a guardare altri lidi, si sia stabilizzato nei sondaggi e abbia anzi iniziato a rosicchiare decimali proprio a danno della "finta sinistra".

Quella del Pd.

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