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La lettera di Bruxelles è un avvertimento: «Senza manovra bis entro il 15 aprile no alla flessibilità per quest'anno»

Roma Ormai è una questione semantica. La lettera della Commissione Ue all'Italia sugli squilibri di finanza pubblica è finalmente arrivata. Ed è piena di «pillole avvelenate». A Roma, però, il governo fa buon viso a cattivo gioco. Il ministero dell'Economia valorizza la parte in cui Bruxelles dice che il debito si è stabilizzato. Mentre Enrico Morando sottolinea che la Commissione non chiede manovre correttive, anche se ammette che «qualche aggiustamento marginale ci dovrà essere». Questioni di semantica, appunto. Ma solo per Roma. La Commissione Ue non la vede così. Il vice presidente Valdis Dombrovskis sottolinea «la necessità che gli Stati adottino le misure indispensabili per rispettare il patto di Stabilità». E ricorda che la lettera (inviata anche a Belgio, Croazia, Finlandia, Romania e Spagna) ha una funzione di deterrenza. La Commissione vuole così segnalare «preventivamente» i «significativi scostamenti» rilevati fra i risultati di finanza pubblica e gli obbiettivi da raggiungere per rispettare i Trattati. In questo modo - dice - gli Stati membri hanno il tempo «per adottare le misure correttive necessarie». E veniamo alle «pillole avvelenate». La prima riguarda la tempistica. La Commissione chiede all'Italia di presentare entro il 15 aprile «misure credibili» per correggere gli squilibri di finanza pubblica. E queste «misure credibili» devono affiancare il Piano nazionale delle riforme, termine europeo che sta a indicare in Italia il Documento di economia e finanza. Non è finita. La lettera della Commissione sottolinea che «la possibile eleggibilità dell'Italia per flessibilità aggiuntiva nel 2016 sarà considerata nel contesto della valutazione della conformità con il percorso raccomandato verso l'obiettivo di medio termine, che sarà fatta in primavera». Insomma, prima le misure correttive, poi - eventualmente - il via libera alla flessibilità già contenuta nella legge di Stabilità. Ed in futuro (vero avvertimento) la Commissione si riserva di valutare con «particolare attenzione» se la flessibilità viene usata davvero per gli investimenti, o per altro. Come a dire: gli sconti sul deficit valgono solo se utilizzati per fare investimenti in infrastrutture o per vere e proprie riforme strutturali e non per il taglio delle tasse che Renzi ha promesso nel 2017 alle imprese e nel 2018 alle persone. Renzi, però, ha un'idea diversa dei Trattati europei.

Ed entro il 15 aprile si scoprirà chi farà il passo indetro: governo italiano o Commissione Ue.FRav

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