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La lettera dimenticata: Conte & C. se ne fregano

Incombe il redde rationem con l'Europa e nessuno spiega come evitare la maxi multa

La lettera dimenticata: Conte & C. se ne fregano

Luigi di Maio «scappa» in Sardegna per le elezioni comunali. Matteo Salvini annuncia la riforma della giustizia. I due leader della maggioranza gialloverde dimenticano (o fingono di dimenticare) che la prossima sarà la settimana decisiva per evitare la procedura di infrazione contro l'Italia. Sette giorni per scongiurare agli italiani tre anni di lacrime e sangue: patrimoniale, stop agli investimenti, aumento dell'Iva, cancellazione di quota 100 e tagli al welfare. L'esecutivo Lega-5stelle dovrà convincere sulla pelle del popolo l'Unione europea a sospendere la procedura d'infrazione. Salvini e Di Maio parlano di tutto, tranne che della lettera con cui il governo si giocherà le chance per evitare il massacro economico e sociale. La patata bollente è nelle mani del presidente del Consiglio Giuseppe Conte e del ministro dell'Economia Giovanni Tria. Bruxelles il 26 giugno potrebbe proporre formalmente l'avvio della procedura. Il 9 luglio toccherà poi all'Ecofin dare il via libera definitivo. Mentre il capo del governo Conte riferirà in Aula mercoledì in vista del Consiglio europeo del 20 e 21 giugno.

Intanto diventa un caso l'attacco frontale del leghista Alberto Bagnai alla Ue: «C'è bisogno di creare un incidente che tenga l'Italia sotto ricatto - dice : ti faccio la procedura se tu non accetti una serie di cose. Un atteggiamento ricattatorio, mafioso. Se si dovesse vedere che l'attacco al nostro Paese è pretestuoso il ministro Tria opporrebbe un fermo no».

Ma cosa attende l'Italia in caso di avvio della procedura d'infrazione? Se la maggioranza qualificata dei governi voterà per il sì, l'Italia diventerà una sorta di osservato speciale per un periodo almeno triennale. L'Unione ci imporrà una serie di misure correttive e riforme strutturali per mettere a posto i conti, monitorando il rispetto delle prescrizioni ogni tre mesi circa. Il governo italiano avrà due strade: seguire le raccomandazioni di Bruxelles o ignorarle e pagare una multa che può variare dallo 0,2 allo 0,5% del Pil. Entrambi gli scenari sono da brividi. Nel secondo caso, la multa arriverebbe fino a 5 miliardi di euro. Nel caso di un programma di risanamento, finalizzato al rispetto del parametro del debito pubblico che non deve superare il 60%, gli interventi saranno fucilate contro le tasche degli italiani. La prima misura riguarderà l'aumento dell'Iva. Il governo dovrà recuperare circa 35 miliardi di euro, soldi che dovranno essere trovati per colmare le mancate correzioni al deficit degli ultimi anni, Per evitare di alzare Iva e accise, bisognerà trovare coperture aggiuntive per circa 23 miliardi e mezzo di euro, a cui vanno aggiunti altri 12 miliardi per rimediare il minimo indispensabile ad ulteriori sfasamenti del deficit. Da dove saranno ripescati questi fondi? Una parte, anche se ridotta, potrebbe arrivare dall'abolizione del bonus di 80 euro voluto da Matteo Renzi che passerebbe da spesa a detrazione fissa per l'esecutivo. Tra le altre proposte in questo senso, come segnala il Sole24Ore, ci sarebbe quella di tagliare le deduzioni per i redditi al di sopra di un tetto limite stabilito, così come quella di ricorrere a franchigie o di ripensare i tetti per le detrazioni. Altrimenti l'aumento di Iva e accise sarà inevitabile.

Seconda conseguenza della procedura, la sospensione dei fondi europei (71 miliardi) che finanziano molti investimenti, soprattutto al Sud. Impatto devastante su Quota 100, che andrebbe rivista con l'avvio della procedura. E l'effetto sarebbe quello di bloccare assunzioni e procedure di stabilizzazione nella Pa. Sullo sfondo, l'incubo patrimoniale.

Altro che flat tax.

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