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L'euforia del Carroccio: "Ora tocca alla Renxit"

Messaggio del leader leghista al premier dopo il voto. Le frizioni interne su Noi con Salvini

L'euforia del Carroccio: "Ora tocca alla Renxit"

Milano - Il clima di euforia in via Bellerio, con un Salvini raggiante che già di primo mattino esulta sui social per «il coraggio dei liberi cittadini di Gran Bretagna che hanno battuto le bugie, le minacce e i ricatti, ora tocca a noi!», è quello di una vittoria storica. Se il risultato delle amministrative non è stato esaltante per la Lega, quello del referendum sulla Brexit viene festeggiato come un successo della linea lepenista anti Ue intrapresa del segretario federale. «Dopo la Brexit, adesso tocca allaRenxit» twitta il leader leghista prima di entrare nella sede del partito, dove è in programma un consiglio federale con tutti i big per fare il punto dopo le comunali e verso il referendum costituzionale di ottobre, sull'onda dell'entusiasmo che rafforza la leadership di Salvini e contribuisce a rasserenare gli animi dopo qualche giorno di scintille. «Da Londra è arrivato uno schiaffone ai Renzi, ai Napolitano, ai Monti. Adesso o l'Europa cambia oppure altri popoli andranno per la propria strada. L'importante è che l'Italia non sia l'ultima a scendere dalla barca che affonda». La Lega lancerà una raccolta firme per una proposta di legge che introduca la possibilità anche per gli italiani di votare sull'uscita dalla Ue. Una cosa è chiara e il messaggio di Salvini è indirizzato agli alleati: «Il centrodestra deve darsi una regolata, non è più pensabile stare un po' di qua e un po' di là. Se c'è qualcuno che vuole andare avanti con la Merkel auguri. L'Unione europea è il paradiso di quattro massoni, tre banchieri e due finanzieri ma è la morte dei popoli europei. O stai con la Merkel e i massoni oppure stai con l'Europa dei popoli, Forza Italia deve scegliere, l'alternativa a Renzi non si può permettere queste ambiguità».

Il vento britannico ricompatta il Carroccio, il consiglio federale dà «all'unanimità mandato pieno e totale» al segretario, l'unica frizione è ancora con Bossi, che gli rimprovera le sconfitte nelle città simbolo («Varese è colpa tua»), e gli contesta il doppio ruolo. «Non puoi fare il segretario della Lega e il leader di Noi con Salvini. Vuoi andare al Sud ma non hai nessuna programma». «Umberto, io non mi sono mai permesso di contestarti quando il capo eri tu gli ha replicato Salvini - Invece da quello che avete detto tu e Grimoldi (il segretario della Lega Lombarda, assente dal vertice perché malato, ndr) sembravate due esponenti del Pd». Quanto ad un ritorno alle origini, alla Lega vecchia maniera, Salvini non ha nessuna nostalgia: «Non esiste, la gente la pensa ai diamanti di Belsito e a Renzo Bossi, io guardo avanti non indietro». La questione dello «sbarco al Sud» però viene sollevata anche da altri colonnelli, mentre Maroni insiste con Salvini di occuparsi di più del partito. In particolare il governatore Zaia e il segretario romagnolo Gianluca Pini esprimono perplessità sul movimento «Noi con Salvini», che finora ha raccolto percentuali modeste finendo così per indebolire l'immagine della Lega. «Tu fai il segretario della Lega nord, lasciamo che al Centro-Sud ci pensi qualcun altro, magari Fitto o la Meloni, e forse sarebbe anche meglio cambiare il nome Noi con Salvini con un altro» viene suggerito al segretario, che resta deciso sulla linea della Lega nazionale. Senza dimenticare però le battaglie storiche, perciò Salvini ha incaricato Andrea Mascetti di creare un gruppo di lavoro su federalismo, autonomie e rapporti con l'Europa. Deciso il leader leghista anche a fare pulizia interna, ordinando ai suoi segretari regionali un repulisti di militanti che «rompono le balle».

Oggi, però tutti a Parma per «Il Cantiere: il Paese che vogliamo», presenti diversi big alleati.

Un cantiere del centrodestra, dopo la Brexit, verso la «Renxit».

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