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L'Europa ci lascia da soli, Minniti attacca: "Sui ricollocamenti indisponibilità evidente"

Il vice di Juncker si lava le mani del problema: potremmo avviare procedure d'infrazione, ma è meglio se gli Stati si fanno pressione tra loro

L'Europa ci lascia da soli, Minniti attacca: "Sui ricollocamenti indisponibilità evidente"

Grande è la confusione sotto il cielo d'Europa in fatto d'immigrazione, e l'Italia paga il prezzo più alto. Non solo perché il flusso di aspiranti richiedenti asilo continua praticamente incontrastato. Ma anche (e soprattutto) perché in ambito comunitario gli impegni presi non vengono mantenuti e chi ha nelle mani il potere di farli mantenere preferisce lavarsene la mani stesse.

È questa l'impressione che legittimamente si ricava ascoltando le parole pronunciate ieri da Frans Timmermans, primo vicepresidente della Commissione Europea, insomma non proprio una figura marginale. Per il braccio destro olandese di Jean-Claude Juncker, applicare la procedura d'infrazione ai Paesi che rifiutano di applicare le decisioni del Consiglio Europeo sul ricollocamento dei profughi giunti in Italia e in Grecia «è un nostro diritto che considereremo, ma preferiamo adottare un approccio pragmatico, tentando di convincere questi Paesi per via politica». Poi la frase che richiama alla memoria l'evangelica figura di Ponzio Pilato: «Penso che sia altamente ingiusto lasciare tutto sulle spalle dell'Italia e della Grecia, ma ci dovrebbero essere più pressioni dagli altri Stati affinché ciascuno faccia la sua parte». Come dire: arrangiatevi cari italiani e cari greci, pensate voi a martellare il concetto agli austriaci, agli ungheresi, ai polacchi, agli slovacchi e compagnia bella, noi qui a Bruxelles preferiamo perseguire la politica che consideriamo più produttiva per i rifugiati. Infatti (testuale) «se dici a uno Stato che lo porterai davanti alla Corte, allora quello Stato potrebbe non far nulla per tutto il periodo».

Questo atteggiamento non esattamente promettente da parte dell'Europa non sembra estraneo alla denuncia fatta ieri pomeriggio dal ministro dell'Interno Marco Minniti davanti alle Commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato. «I migranti da ricollocare in Europa erano 40mila in due anni, ad oggi ne sono stati ricollocati solo 3.200. C'è un'evidente indisponibilità ad accoglierli», ha detto il ministro. Minniti ha accompagnato il suo j'accuse ai partner europei con cifre inequivocabili tratte dai dati Frontex per il 2016: «I flussi di migranti dalla rotta balcanica occidentale sono diminuiti dell'84%, quelli dalla rotta balcanica orientale sono calati del 72% mentre quelli dalla rotta del Mediterraneo centrale sono cresciuti del 18%». Per questo - ha aggiunto il ministro - «serve un cambiamento di approccio da parte dell'Europa ma anche una forte iniziativa nazionale dell'Italia».

Minniti è andato oltre. Da una parte ha lodato il recente accordo con il governo libico guidato da Fayez el-Serraj, ricordando l'importanza di passare dalle parole ai fatti e la necessità di «rimpatriare chi non rispetta le regole; dall'altra ha chiesto una svolta nella gestione giudiziaria delle domande d'asilo in Italia: «Nei due gradi di giudizio aspettano due anni, è troppo lungo - ha detto-.

Bisogna intervenire dal punto di vista legislativo, riducendo di un grado di giudizio e con l'assunzione di personale qualificato».

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