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Negri: "L'Europa è una dittatura che moltiplica solo i populismi"

L'ex segretario radicale: "Siamo stanchi di essere manovrati dai burocrati. Va ridisegnato tutto"

Negri: "L'Europa è una dittatura che moltiplica solo i populismi"

Roma - Una nuova conferenza internazionale «come quella che ha visto nascere i Trattati di Roma» per ripensare l'Europa. Un'Europa «più democratica e vicina alla gente». Questo uno dei punti principali del nuovo laboratorio politico «Marianna». Una sorta di convenzione nazionale, come racconta Giovanni Negri, già segretario del Partito radicale ora imprenditore vinicolo e giallista di un certo successo.

Uno come lei con il suo passato transnazionale che boccia l'Europa così com'è?

«Non sono io a bocciarla. Sono i fatti. Quest'unione è tutto tranne che democratica e vicina ai problemi della gente».

Sembra quasi di sentire un esponente politico inglese favorevole alla Brexit.

«Per tanti anni ho cullato l'idea che il sogno di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi fosse possibile. Però oggi le cose dimostrano che quel sogno è tutt'altro che realizzato».

Una moneta unica, Schengen, e una politica economica comunitaria non bastano per dire che quel sogno è realizzato?

«Il 70% delle cose che succedono nella mia vita e nella mia professione vengono decise a Bruxelles da persone che non conosco, che non eleggo, e che non posso controllare. Bisogna scegliere un'altra via, più democratica. E poi rispolverare il vecchio slogan no taxation without representation».

Però anche i ministri del governo italiano non li decidiamo noi. Eppure governano la nostra vita.

«Sono d'accordo. Però essere schiacciati dal fiscal compact rende qualsiasi governo nazionale incapace di una politica economia autonoma. Insomma siamo come dei sudditi senza poteri decisionali. Ma lo vuol sapere un paradosso?

Certo.

«Se oggi l'Unione europea fosse un Paese che chiede di essere ammessa nell'Unione europea vedrebbe respinta la sua richiesta per evidente mancanza dei parametri di democraticità. Insomma il ridicolo è che non ci si può occupare di zuccheriere e di bollini per le banane e basta. Se non ha cuore e identità l'Unione europea non riesce a convincere i cittadini europei di essere un potere politico democratico».

Crede che questo disamore per la struttura sovranazionale che ci controlla sia all'origine della Brexit?

«È proprio questo tipo di Europa a essere la più grande centrale di potenziamento dei populismi e nazionalismi che dilagano un po' dovunque. Se al posto della Merkel ci fosse ancora Adenauer non ci troveremmo a questo punto. La Brexit? Tutti guardano l'albero ma non vedono la foresta».

Cioè l'euroscetticismo è in crescita?

«Ma non vede cosa succede in Olanda, Austria, Finlandia e Polonia? Paesi stufi di vedersi manovrati dagli euroburocrati».

E come si esce da questa situazione?

«In due modi contrapposti. O si va verso un'unione federale modello americano, dove però si accetta tutto: compresi i debiti dei singoli paesi. Oppure verso un soggetto diverso che si occupi solo di mercato comune e di immigrazione».

Di sicuro il primo alla Merkel non piacerebbe.

«E allora mi dica come si fa ad avere una moneta unica e una banca europea se manca la fiducia tra i Paesi membri? Con Marianna ci battiamo perché l'Italia si faccia promotrice di una conferenza internazionale dove ridiscutere tutto: dall'immigrazione all'euro, dal fiscal compact all'autonomia interna.

Che ci dica insomma se essere carne o pesce».

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