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"La leva non tornerà. Ma assumeremo mille tecnici civili"

Il ministro e le missioni internazionali: "Alcune saranno ridotte, in Niger più forze"

"La leva non tornerà. Ma assumeremo mille tecnici civili"

Il rientro in Italia di Cesare Battisti è merito dell'attuale governo. Il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, ne è certa.

Ministro, 37 anni di latitanza. Che cosa avete fatto in più degli altri per riportarlo a casa?

«I risultati della determinazione, quando c'è, si vedono. Questo governo ha lavorato sodo ed è stato molto determinato per fare in modo che finalmente si assicurasse un terrorista all'Italia e che si desse giustizia alle famiglie delle vittime. Sono cambiate anche le condizioni in Brasile, con il nuovo governo. Questo ha dato una spinta, però sicuramente noi abbiamo operato con grande convinzione ed è giusto che Battisti paghi nel nostro Paese per quello che ha fatto».

Questione dei porti chiusi. C'è stato uno scontro tra il premier e Di Maio da una parte e Salvini dall'altra, pare...

«Non è uno scontro. Noi diciamo le cose in maniera diversa in questo governo, ma l'obiettivo che vogliamo raggiungere è lo stesso, ovvero sensibilizzare l'Europa, perché un'Europa che non sia solidale sul settore delle migrazioni è un'Europa che perderà nel futuro. Le migrazioni non sono un fenomeno che finirà presto. Credo che Conte e i ministri interessati stiano facendo un ottimo lavoro. Come Paese non siamo in grado da soli di farci carico dell'emergenza».

C'è chi dice che il contratto di governo sia un paravento. È così o sono solo illazioni?

«Sono illazioni perché il contratto di governo esiste, lo stiamo portando avanti e piano piano stiamo cambiando l'Italia. Prima o poi se ne accorgeranno anche quelli che non lo vogliono ammettere».

Sindacati dei militari. Che cosa cambierà?

«Sarà estesa ai militari una tutela più ampia entro i limiti che richiede la specificità del comparto. È una richiesta che nasce da una sentenza della Corte costituzionale. Le sentenze si rispettano. Questa cosa crea un po' di paura in qualcuno perché c'è chi dice che adesso è finito il rigore delle Forze armate. Mi sembra una cosa assurda perché comunque un diritto è sempre un passo avanti».

E dei Cocer che sarà?

«Questo lo stabilirà la legge in Parlamento, finora hanno svolto un lavoro importante. È chiaro che finché non sarà votata e approvata continueranno a esistere e fare quello che facevano».

Tagli passati al personale delle Forze armate. Crede siano state scelte giuste o al Paese occorrerebbero più militari?

«I tagli che ci sono stati in passato sono stati lineari, fatti per esigenze di bilancio e non dopo aver fatto una attenta valutazione di quelle che sono le effettive necessità rispetto alle caratteristiche del Paese e della minaccia a livello internazionale. C'è disponibilità da parte mia a rivedere quelle che sono le effettive esigenze. Per le risorse, nella legge di bilancio, abbiamo inserito un piano di recupero di 500 milioni, ottimizzando rispetto alle priorità del momento. Tutto ciò che è strategico per il Paese non sarà toccato, come l'industria. Non c'è nessuna intenzione di barattare la sicurezza dell'Italia».

Quali novità, invece, per il personale civile?

«Sto dando una grande importanza ai civili. L'ho dimostrato tenendo per me la delega ai sindacati. In questo momento si sta lavorando molto su un dossier che riguarda la formazione, che partirà a breve, per circa 3mila civili. Grazie alle assunzioni straordinarie autorizzate dalla legge di bilancio, nel triennio 2019-2021 sono ora garantite alla Difesa almeno 1.147 assunzioni di personale civile con profilo tecnico, in linea con il piano emergenziale tracciato».

Leva: ha ancora senso pensare possa essere ripristinata?

«Continuo a ritenerla un'idea romantica. Penso che la leva sia inadeguata rispetto ai tempi che stiamo vivendo. Abbiamo un esercito di professionisti che deve restare tale e non abbiamo neanche le caserme, le risorse, ma soprattutto non c'è la necessità di sostenere, al momento, una leva così come ce la ricordiamo».

Abbiamo risorse adeguate per contrastare la minaccia terroristica?

«Sì, e questo ce lo dice l'analisi degli ultimi anni. La minaccia c'è, non si può abbassare la guardia, però è vero che possiamo stare relativamente sereni perché abbiamo Intelligence e forze di polizia che collaborano tra loro».

Che ci dice, invece, delle missioni internazionali?

«È cambiata la prospettiva. Tutte le missioni vanno riviste rispetto all'interesse nazionale dell'Italia. Per alcune ci sarà un graduale disimpegno, altre saranno rafforzate, come quella in Niger che punta a ridurre i flussi migratori verso l'Italia».

Quali sono i progetti su cui punta di più?

«Ho un sacco di dossier aperti. Molti riguardano il benessere del personale perché credo che il personale sia la componente essenziale del ministero della Difesa.

Sto poi lavorando a un concetto di Difesa inserito in un ambito globale di sicurezza nazionale sul modello della National security strategy americana».

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