Politica

L'ex braccio destro di Renzi a processo per il caso Consip

Lotti a giudizio insieme al generale Del Sette e altri tre indagati. Prosciolto l'ex carabiniere del Noe Scafarto

L'ex braccio destro di Renzi a processo per il caso Consip

A Renzi non gliene va più bene una. Lotti a giudizio, Scafarto prosciolto. L'inchiesta Consip regala altri colpi di scena.

Ieri il tribunale di Roma ha rinviato a giudizio l'ex ministro dello Sport e altre quattro persone. Lotti, uomo chiave di Renzi ai tempi del renzismo, è accusato di favoreggiamento per aver rivelato all'ex ad di Consip, Luigi Marroni, l'esistenza di un'indagine nei suoi confronti e la presenza di microspie nel suo ufficio, ostacolando così il lavoro dei magistrati. «Lotti - spiegò Marroni - mi informò che si trattava di un'indagine che era nata sul mio predecessore Casalino (Domenico, ndr) e che riguardava anche l'imprenditore Romeo». Circostanza sempre negata da Lotti: «Non potevo dire ciò che non sapevo».

La decisione è stata presa dal gup di Roma Clementina Forleo che ha fissato l'inizio del processo al 15 gennaio prossimo. «Il reato di cui devo rispondere è favoreggiamento di un non indagato. Come ho fatto finora, affronterò tutto questo a testa alta scrive Luca Lotti su Facebook - Ero e resto convinto che i processi si fanno nelle aule dei tribunali e non sui giornali. Dimostrerò in quelle sedi la mia innocenza». E gioca a fare il martire: «Ma da parte mia, sia chiaro, non c'è rabbia o rancore per nessuno, neanche verso chi si è divertito a sbattere il mostro in prima pagina senza assumersi nessuna responsabilità».

Gli altri quattro indagati sono l'ex consigliere di Palazzo Chigi Filippo Vannoni, il generale dei Carabinieri Emanuele Saltalamacchia, entrambi indagati per favoreggiamento; l'ex comandante generale dell'Arma Tullio Del Sette, indagato per rivelazione del segreto d'ufficio oltre che per favoreggiamento; infine l'imprenditore Carlo Russo, accusato di millantato credito. Tutti amici strettissimi di Renzi. Il generale Del Sette nell'estate del 2016, avrebbe informato Luigi Ferrara, all'epoca presidente di Consip, che c'era un'inchiesta penale sul conto dell'imprenditore campano Alfredo Romeo e di essere cauto «nelle comunicazioni a mezzo telefono». «Sono sconcertato. Forse ho pestato i piedi a qualcuno commenta Del Sette -. So di aver fatto solo il mio dovere».

Invece il generale Saltalamacchia avrebbe rivelato sempre a Marroni che la procura di Napoli indagava su Consip. «Su questa storia preferisco non parlare», si limita a dire.

La testimonianza di Marroni è stata determinante nella decisione del gup di rinviare a giudizio Vannoni: nel periodo giugno-ottobre del 2016, l'allora presidente della società Publiacqua di Firenze avrebbe informato Marroni dell'esistenza di una indagine penale che coinvolgeva i vertici Consip e di un'attività di intercettazione sul suo telefono. Quanto a Russo, l'imprenditore di Scandicci accusato di millantato credito da Marroni, si sarebbe fatto promettere dall'imprenditore Romeo 100mila euro annui come prezzo della propria mediazione che doveva consistere nel favorire la Romeo Gestioni ad acquisire commesse o velocizzare il procedimento per l'affidamento di una procedura ad evidenza pubblica per il tramite di Tiziano Renzi, papà dell'ex premier.

A sorpresa, la gup Forleo ha prosciolto in udienza preliminare l'ex carabiniere del Noe, Gian Paolo Scafarto, accusato di rivelazione del segreto, falso e depistaggio, e l'ex colonnello del Noe Alessandro Sessa (depistaggio e omessa denuncia).

«Sono contentissimo, perché c'è finalmente la parola fine su questa vicenda», ha commentato Scafarto, attuale assessore alla Legalità a Castellammare di Stabia.

Commenti