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L'ex ct Cassani. "Mai visti appassionati come Davide"

"Ho subito pensato che fosse una fake news, l'ho immediatamente rifiutata. Ho preso il cellulare e l'ho spostato, come ad allontanare i cattivi pensieri e qualcosa che a cui non volevo credere"

L'ex ct Cassani. "Mai visti appassionati come Davide"

«Ho subito pensato che fosse una fake news, l'ho immediatamente rifiutata. Ho preso il cellulare e l'ho spostato, come ad allontanare i cattivi pensieri e qualcosa che a cui non volevo credere. Poi, però, i messaggi sono aumentati, uno di fila all'altro, il telefono ha cominciato a suonare, e io a piangere».

Davide Cassani si fa forza, ha voglia di parlarne, ma come dice lui: «Cosa ti dico? Dovremmo parlarne per ore, perché Davide era un ragazzo di poche parole, di una timidezza contagiosa, che però conquistava. Ti prendeva il cuore con quel suo modo fanciullo di intendere il ciclismo. Non ho mai trovato un professionista più professionista di lui. Scrupoloso e attento, soprattutto appassionato».

Davide, in questo caso Cassani, fatica a trovare le parole, lui che di solito è di facile eloquio. Le sue parole escono a fatica, alternate da lunghe pause. «Sono andato a rileggermi un post che feci dopo il trofeo Laigueglia: mi aveva colpito il fatto che lui, a cinquant'anni, si fosse iscritto per ultimo. Scrissi un pensiero su di lui, sulla sua serietà, e lui dopo poco mi chiamò, con la sua voce tremula di emozione per ringraziarmi».

E ancora: «Me lo ricordo bene quando passò professionista nell'agosto del 1992 al Gp di Camaiore: lui e un certo Marco Pantani. Uno classe 1971, l'altro 1970. Cosa posso dire? Sono senza parole. Purtroppo non è il primo a morire in bici per strada e non sarà neanche l'ultimo, siamo sempre qui a piangere amici e persone che vanno in bici. Sono veramente triste, perché abbiamo perso un altro ragazzo, uno che dopo trent'anni di bicicletta aveva smesso di correre appena un mese fa. Incredibile, atroce, uno che dedica tutta la sua vita alla bicicletta dopo un mese andando un giro in bici perde la vita».

Con la voce tremula, ricorda l'amico di bici: «Abbiamo corso insieme nel '94 e '95, andammo a fare un allenamento alle Canarie e nonostante lui fosse un giovane e io dieci anni più di lui quando si tornava in albergo lui 'allungava' sempre. È sempre stato un professionista esagerato. Viveva per correre in bicicletta, silenzioso, mai visto arrabbiarsi.

Un buono, a dispetto di tutti amava la bici e questo gli dava gioia, quella che io oggi ho perso».

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