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L'ex premier crolla al 22%. "La scissione aiuterà M5S"

Per i sondaggisti lo scontro toglie un terzo dei voti al Pd. Tecnè: la nuova forza con Si vale il 13%

L'ex premier crolla al 22%. "La scissione aiuterà M5S"

Roma - La scissione come uno tsunami che travolgerebbe soprattutto il Pd, mandando in tilt il suo elettorato. Lo scenario post scissione si presenta nebuloso ma con un'unica certezza: la vittoria di Beppe Grillo. Il Movimento 5 Stelle non avrebbe più nessuno alle calcagna ma si staglierebbe in testa alla classifica come primo partito italiano con una maggioranza relativa valutata al 30 per cento ed oltre. L'analisi da parte dei sondaggisti al momento è molto cauta. Roberto Weber, presidente dell'Istituto Ixè non ha dubbi sul fatto che il Pd pagherà un conto salatissimo per la scissione. «Nel corpo elettorale del Pd prevalgono gli over 55 - spiega Weber - Sono quelli che vanno a votare alle primarie. Saranno anche i più disorientati di fronte alle divisioni. Le lacerazioni incideranno sul piano numerico e i Cinque Stelle schizzeranno in testa». Per Weber saranno però i più giovani a restare accanto a Matteo Renzi mentre nella nuova cosa di sinistra affluiranno i vecchi delusi ma in pochi. La nuova forza per Weber non arriverebbe oltre il 3 per cento. «Non è vero che i giovani hanno abbandonato Renzi - sostiene Weber - certamente però con la scissione si spalanca la porta a Grillo anche perché il grande elettorato popolare quello che era di Berlusconi, non vota e non voterà Pd. O vota Grillo o resta a casa».

Diversa la valutazione di un altro esperto, Renato Mannheimer, per quanto riguarda l'elettorato più giovane che si sposterebbe più verso gli scissionisti e M5S. Anche Mannheimer comunque ritiene che la perdita per il Pd sarebbe pesante. «Il Pd oggi sta intorno al 30 per cento. La somma delle due parti non farà 30 ma molto meno - dice - Credo che i più giovani andranno verso Grillo e in parte con la sinistra». Per Mannheimer però Renzi può ancora aver qualche carta da giocare. «Se si orienterà in modo più deciso verso valori liberali riuscirà a recuperare i delusi moderati tra gli astensionisti- afferma il sociologo- Anche Silvio Berlusconi potrebbe trarre vantaggio politicamente da questa situazione che offre opportunità al centrodestra ma non con un leader come Matteo Salvini. Occorre un moderato». Per Mannheimer gli scissionisti hanno fatto bene i loro calcoli elettorali. «Quello che interessa è avere una candidatura. - conclude - Con il maggioritario si favorivano grandi partiti e conveniva restare uniti. Il proporzionale invece favorisce l'individualismo. Si separano così ottengono più facilmente una candidatura». Per Carlo Buttaroni, Tecné, la scissione era inevitabile. «L'unione dei Ds con la Margherita non è mai diventata un partito omogeneo, le due parti sono rimaste divise - dice Buttaroni - Nel corso degli anni il Pd ha anche subito una mutazione genetica. Mentre all'inizio i moderati rappresentavano un terzo contro i due terzi di militanti a sinistra ora i rapporti di forza si sono invertiti». Dentro al Pd poi ci sono troppi leader e con la personalizzazione della politica tutte queste personalità sono diventate inconciliabili visto che non hanno valori condivisi. Anche per Buttaroni Grillo avrà la vittoria facile ma dalla scissione del Pd potrebbe nascere una forza consistente. «I vecchi resteranno con Renzi ed i giovani andranno con gli scissionisti - conclude Buttaroni - Se gli scissionisti confluiranno nella Sinistra Italiana potrebbero anche arrivare ad un 13 per cento mentre il Pd precipiterebbe al 22/23 per cento». Il peso del nuovo partito di sinistra dunque divide i sondaggisti.

Mentre Tecnè lo valuta comunque sopra al 10 per cento Ipr, si ferma all'8 anche nella valutazione commissionata da Porta a Porta.

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