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Liberato l'italiano rapito in Siria. Va ai domiciliari

Liberato l'italiano rapito in Siria. Va ai domiciliari

Strani jihadisti, veri tagliagole legati ad Al Qaida e un presunto ostaggio italiano, che quando arriverà in Italia, nelle prossime ore, finirà agli arresti domiciliari per rapina. Un complicato puzzle, che ieri ha portato alla «liberazione» di Alessandro Sandrini, un bresciano di 33 anni rapito in Turchia o Siria quasi tre anni fa. L'ostaggio italiano è stato liberato dai resti dei miliziani di Al Qaida e consegnato ai nostri servizi al confine turco. Secondo il «governo» ribelle nell'ultima sacca di Idlib, Sandrini era nella mani di un «gruppo di criminali» specializzati in sequestri. Difficile credere che i «banditi» fossero fuori controllo. Lo scorso anno si erano spacciati per tagliagole dell'Isis in un video con l'ostaggio sotto tiro e vestito in tuta arancione come i prigionieri di Guantanamo. Una specie di messinscena, che non convinceva il nostro antiterrorismo.

Il viceministro dell'Interno del sedicente governo di salvezza nazionale nella sacca di Idlib, Ali Kaddah, si è fatto immortalare ieri con Sandrini, che sembrava in forma. Peccato che dietro a Kaddha ci siano i salafiti di Hayat Tahrir al-Sham, i resti di Al Qaida in Siria, che sono il gruppo armato più forte nella sacca di Idlib al confine con la Turchia. Il «vice ministro» ha spiegato che «per l'incolumità del sequestrato abbiamo negoziato per via indiretta» con i rapitori e «siamo riusciti a liberarlo». Un modo forbito per dire che è stato pagato un riscatto.

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in una nota ha confermato che «il connazionale è stato liberato al termine di un'articolata attività condotta, in territorio estero, in maniera coordinata e sinergica dall'intelligence italiana, dalla polizia giudiziaria e dall'unità di crisi del ministero degli Esteri». Difficile che l'operazione di consegna sia avvenuta in Siria, zona di guerra. Non a caso la pseudo conferenza stampa della liberazione del bresciano è avvenuta a Bab al-Hawa, al confine con la Turchia, dove i servizi lo avrebbero preso in consegna.

Il rientro di Sandrini in Italia era previsto per ieri sera, ma sta saltando fuori che nel nostro paese è ricercato e andrà ai domiciliari. Nell'ultimo anno il suo nome è comparso due volte in tribunale a Brescia per rapina e ricettazione nel tentativo, assieme alla fidanzata, di vendere a cinesi dei tablet rubati da un fast food a Desenzano del Garda prima dell'ottobre 2016.

Poi Sandrini è partito per la Turchia ufficialmente in «vacanza». Più che rapito, si sarebbe recato follemente in Siria, forse per inscenare il sequestro e dividere il riscatto. Poi la faccenda si è complicata e il bresciano sarebbe finito davvero in ostaggio. Solo un anno dopo, nel dicembre 2017, si è scoperto che era stato rapito. Sandrini ha chiamato per quattro volte la madre e poi è saltato fuori il video nel luglio 2018 che sembrava un ultimatum: «Chiedo all'Italia di aiutarmi - sosteneva l'ostaggio - Mi hanno detto che mi uccideranno».

Ieri l'epilogo grazie a una formazione siriana erede di Al Qaida.

Gli inquirenti, a partire dal pm di Roma, Sergio Colaiocco, vogliono vederci chiaro.

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