Cronache

"Liberté", ma non troppa. La Francia ha paura e oscura i film anti islam

Una pellicola è sulla conversione al cristianesimo, l'altra sulle violenze jihadiste in Mali: entrambe "scomode", le autorità vietano la proiezione

"Liberté", ma non troppa. La Francia ha paura e oscura i film anti islam

Buio in sala: i film si proibiscono, non si proiettano. E in Francia vince la paura di nuovi attentati, dopo le sanguinose vicende di Charlie Hebdo . Nell'ombra e nelle tenebre resta avvolta la programmazione di due film, che polarizzano l'attenzione della Direction Génèrale de la Sécurité Intérieure (DGSI), preoccupata di non fomentare i musulmani in un momento come questo, dove una scintilla provoca un incendio. Si tratta di Timbuktu , candidato all'Oscar come miglior film straniero e di L'ApÔtre ( L'apostolo ), dove un musulmano si converte al cristianesimo. Quest'ultimo, in programma a Nantes il 23, è stato tolto di mezzo dalla DGSI, che informa: «Di fronte al rischio di attentati, tale proiezione potrebbe essere percepita come una provocazione per la comunità musulmana». Prima ancora, la Prefettura di Neully, dove era previsto il 12, aveva cassato il film da Le Village , sala cittadina gettonata.

Di fatto, L'ApÔtre , della regista, produttrice e stilista 38enne Cheyenne Carron, cattolica praticante che vende online borse di stoffa ricamate con versi del Vangelo, mostra un percorso di fede inverso a quello propalato dall'Isis. Qui il giovane algerino Akim studia da imam in una cittadina francese: sarà lui a prendere in consegna il centro islamico dello zio materno Rashid. Ma una donna viene strangolata, in casa, da un magrebino, che gridando putaine ! le ruba pochi spiccioli. Akim è impressionato dal delitto, avvenuto proprio nel suo quartiere. Ma, ancor più, dall'atteggiamento di don Fauré: il prete cattolico è il fratello della vittima e resta ad abitare vicino ai genitori dell'assassino, per mostrare loro l'infinita misericordia di Dio. Akim si lascerà conquistare dalla parola evangelica, andando da Allah a Cristo. Formidabile la scena in cui confessa alla madre la propria conversione. «Sei mia madre. Sai tenere un segreto? Voglio diventare cristiano. Il Figlio di Dio tocca il mio cuore». La madre si mette a ridere, ma i fratelli di madrassa gli cambiano i connotati. Girato in stile Dogma , con la cinepresa a pedinare i personaggi in una drammatica sequela emotiva, si vede un musulmano pregare col crocifisso sul petto... «Sono una regista cattolica e ho collaborato con attori musulmani. Ho girato un film che consente l'apertura verso l'altro. È vietato per paura e lo capisco.

Ma per far progredire le cose, occorre assumersi dei rischi. Non si vincono le guerre col silenzio», spiega Cheyenne, battagliera nel nome. Il suo non è il primo film a subire i danni collaterali della lotta al terrorismo: il 14, il deputato UMP e sindaco di Villers-sur-Marne, Jacques Alain Bénisti, ha annullato la proiezione di Timbuktu , temendo l'apologia di terrorismo. Tanto più che la sua è la città natale della moglie di Koulibaly, l'attentatore del supermarket kosher di Parigi. «Tra qualche tempo potrebbe esserci un'altra proiezione, seguita da un dibattito con i responsabili di tre grandi religioni», spiega Bénisti. Firmato da Abderrahmane Sissako, Timbuktu , da noi a febbraio con Academy Two, ha avuto un passaggio a Cannes e, correndo per l'Oscar, gode di popolarità. Il film, dal tono ironico, narra di un villaggio del Mali, dove Kidane vive pacificamente tra le dune, con moglie e figli. Ma l'arrivo degli Jihadisti porterà caos e distruzione. In una scena, i fanatici della Jihad vogliono imporre a una donna velata di vendere il pesce al mercato, ma indossato i guanti. E lei si ribella. «Se il film facesse apologia di terrorismo, non sarebbe candidato all'Oscar. Bisogna farlo vedere nelle scuole», dice Jean Labadie, patròn della distributrice Pacte. Se il 2015 è iniziato all'insegna delle polemiche razziste per Exodus e Selma , eccolo alzare il tiro. Intanto anche Leviathan (da marzo, con Academy Two) di Andrei Zviagintsev corre per l'Oscar, inseguito dai niet di casa sua, dov'è in forse la sua distribuzione. Attaccato dal ministro della cultura russo, Vladimir Medniski, e dal portavoce della Chiesa ortodossa, Vsevolod Chapline, è accusato d'«essere fatto per le élites occidentali, utilizzando clichés pessimisti sulla Russia». La libertà d'espressione tenga conto delle reazioni, ammonisce il Papa.

Le sale oscure lo stanno già facendo.

 

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