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Libia, Italia ai margini dell'asse russo-turco

Resiste il cessate il fuoco. Conte costretto a telefonare a Putin per elogiarlo

Libia, Italia ai margini dell'asse russo-turco

Dalla mezzanotte e un minuto di domenica è tutto chiaro. Il cessate il fuoco accettato sia dal governo di Unità Nazionale del premier Fayez Al Serraj, sia dal generale Khalifa Haftar dimostra che la Libia è ormai un affare privato del presidente russo Vladimir Putin e di quello turco Recep Tayyp Erdogan. Tutti gli altri, compresi quegli Emirati Arabi e quell'Egitto impegnati ad alimentare la guerra privata di Haftar e la Francia di Macron, sempre pronta a manovrarlo in chiave anti italiana, sono semplicemente comprimari.

Ma il nostro governo ha ben poco di cui gioire. Se al cospetto di Russia e Turchia gli altri sono comparse noi siamo zombie. E lo dimostrano le convulsioni del premier Giuseppe Conte e del ministro degli Esteri Luigi Di Maio inutilmente convinti, fino a sabato pomeriggio, di poter rientrare in gioco improvvisando una serie di frenetiche quanto inconcludenti consultazioni con gli attori libici e regionali. Consultazioni ormai fuori tempo massimo visto che tutto era già deciso fin dal vertice di mercoledì a Istanbul tra Putin ed Erdogan.

Certo Conte e Di Maio, costretti a giocare di rimessa dopo aver trascurato per mesi la Libia e gli interessi del nostro Paese, hanno sperato fino all'ultimo minuto che Haftar o Serraj non ascoltassero i rispettivi padrini e ci restituissero un po' di spazio. Ma si trattava di speranze infondate. Per capirlo bastava monitorare le mosse della ben più lucida e autorevole Angela Merkel. Alle prese con l'organizzazione di una Conferenza di Berlino rivelatasi una sorta di missione impossibile la Cancelliera si è alla fine convinta che solo un riavvicinamento a Vladimir Putin le avrebbe consentito di risolvere il problema. E così, sabato, è andata in pellegrinaggio a Mosca.

Il nostro Conte persuaso di aver ancora qualche spazio di autonomia ha invece insistito fino all'ultimo. Ma a tanta pervicacia non è corrisposta alcuna sostanza e così, ieri, quando la sconfitta e la marginalizzazione dell'Italia sono apparse in tutta la loro evidenza Conte ha dovuto far buon viso a cattivo gioco e chiamare il Cremlino. Nella telefonata - spiega Palazzo Chigi - «Conte ha elogiato gli accordi russo-turchi» mentre entrambe le parti hanno sottolineato «l'importanza del rispetto di entrambe le parti del conflitto del cessate il fuoco» ed espresso «disponibilità a contribuire al successo della conferenza internazionale sulla Libia prevista a Berlino». Il presidente russo, sempre pronto a dialogar con tutti senza regalar nulla a nessuno, non ha insomma rifiutato il colloquio con Conte, ma - come s'intuisce dalla stringata nota - si è ben guardato dal prometterci alcunché. Ieri Conte ha avuto contatti telefonici anche con Serraj e la Merkel.

In questo contesto suonano ancor più patetiche le dichiarazioni, affidate a Facebook, in cui Di Maio cerca di attribuirsi un ruolo nel cessate il fuoco sostenendo che «nel raggiungimento di questo primo risultato, anche l'Italia ha fatto la sua parte».

Nel contesto di un cessate il fuoco che ha sostanzialmente tenuto va invece citato il temporaneo «giallo» del cargo italiano Grande Baltimora di proprietà della società armatrice Grimaldi. Per alcune ore si è temuto che il cargo, carico di auto usate, fosse stato bloccato o sequestrato dalle forze del generale Haftar. Poi si è capito che l'imbarcazione, respinta dal porto di Misurata controllato dal governo di Unità Nazionale, aveva fatto rotta, per volontà dello stesso armatore verso quello di Bengasi. Qui la nave ha potuto ormeggiare senza venir sottoposta a fermo e senza che venissero condotte ispezioni a bordo. La società armatrice avrebbe puntato su Bengasi perché nel porto opera la Mayar Libya, ovvero la stessa compagnia che a Misurata avrebbe sdoganato le auto trasportate dal cargo.

La Grande Baltimora ha in programma di ripartire per l'Italia una volta concluse le operazioni di sbarco mentre il trasferimento delle automobili tra le due città libiche sarà affidato alla Mayar Libya.

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