Politica

Libia, nuovo governo aspetta l'ok di Tobruk

Dopo la bocciatura di un mese fa, presentata un'altra lista di ministri

È arrivato a ridosso del quinto anniversario dall'inizio della rivolta contro Muammar Gheddafi l'annuncio della nuova squadra di governo libico proposta per il voto di fiducia della Camera dei Rappresentanti, il Parlamento di Tobruk riconosciuto dalla comunità internazionale. A cinque anni dalle scene di guerra e poi di giubilo, la strada di fronte alla nuova Libia è ancora piena di insidie. La nuova lista proposta dal Consiglio presidenziale è composta da 13 ministri (5 alla Tripolitania, quattro alla Cirenaica e altrettanti al Fezzan) e cinque ministri di Stato. Tra i 18 ci sono tre donne e salta agli occhi il nome di al-Mahdi al-Barghathi alla Difesa. La sua nomina - è ritenuto avverso al generale Khalifa Haftar - sarebbe stata nelle scorse settimane al centro di forti divisioni tra le fazioni libiche rivali.Passate poche ore dall'annuncio della nuova squadra, sui media libici iniziano a circolare notizie delle prime «defezioni». Secondo Libya Channel, il ministro designato delle Finanze si sarebbe detto «stupito» di vedere il suo nome nella lista e avrebbe declinato l'offerta per «motivi personali». Stando allo stesso Libya Channel avrebbe rifiutato la candidatura anche Muhanad Said Younis, proposto come ministro di Stato per le Famiglie dei martiri. I contrasti non mancano in un Paese nel caos, dal 2014 con due governi e due Parlamenti rivali. Il Consiglio presidenziale, presieduto da Fayez al-Serraj, è composto da nove esponenti in rappresentanza delle diverse fazioni e due di loro avrebbero votato negativamente la nuova proposta. La questione ora è conquistare il supporto degli alleati di al-Qatrani nel Parlamento di Tobruk, dei sostenitori del generale Haftar. Il 25 gennaio la Camera dei Rappresentanti aveva bocciato la lista di 32 ministri proposta il 19 gennaio da Serraj, chiedendo al Consiglio presidenziale di presentare una nuova proposta e insistendo sulla necessità di un esecutivo più snello.

Ora anche se da Tobruk dovesse arrivare il via libera, resterebbe il nodo delle condizioni di sicurezza per l'insediamento del nuovo governo, che - nelle intenzioni - dovrebbe insediarsi a Tripoli.

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