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Libia, il Pd sconfessa Minniti

I Dem non votano il rinnovo degli accordi con Tripoli

Libia, il Pd sconfessa Minniti

Milano Il Pd cambia pelle e abbandonare la «linea Minniti» per abbracciare la tesi della sinistra: mai più accordi con la Libia. Mai più collaborazione con chi è parte in causa in un conflitto armato. Il Pd insomma «licenzia» Minniti e Gentiloni (ma anche Matteo Renzi prima di loro) e sposa la tesi di Leu, Radicali e Articolo 1 e +Europa per ribadire un secco no alla riconferma dell'impegno (anche economico) del nostro Paese nella missione internazionale legata alla crisi libica. Ieri in aula a Montecitorio, infatti, il partito di Nicola Zingaretti ha votato no al rinnovo degli accordi con la Libia. Proprio lo stesso tipo di intesa che era stata confezionata dal predecessore di Conte, aiutato dal suo ministro degli Interni Minniti. Regista di questo cambio di passo all'interno del Pd è il capogruppo alla Camera Graziano Delrio. I suoi lo faranno passare come un compromesso per «ricompattare il partito» a Montecitorio ma di fatto è una sconfessione del «teorema Minniti». Una sconfessione che Matteo Orfini ha mostrato con vigore nel corso dell'assemblea dei parlamentari Dem prima del voto in Aula. L'accordo con la Guardia costiera libica è, per l'ex presidente del partito, «intollerabile», dato il quadro bellico del Paese nordafricano e soprattutto per via della politica di chiusura dei porti adottata dal governo giallo-verde. Per evitare, però, la figuraccia alla componente renziana Delrio ha chiesto e ottenuto che il partito si ricompattasse, ma fuori dall'Aula, con l'astensione. Con un'astuzia degna di politici navigati. Vale a dire sostenendo che è colpa dell'attuale governo che non ha saputo interpretare nel giusto modo lo spirito degli accordi presi con la Libia. «Siccome il governo ha nei fatti stracciato quegli accordi - spiega Lia Quartapelle, in verità paladina di quella intesa - ci asterremo sulla missione della Guardia costiera libica perché non abbiamo avuto abbastanza rassicurazioni». «Non c'è più vigilanza - aggiunge lo stesso Delrio - non c'è più controllo e quindi l'approccio integrato che si era scelto di fare con gli accordi precedentemente sottoscritti non è più rispettato». Nei fatti i Dem si sono trovati nella stessa posizione della sinistra rappresentata da Articolo 1 e Leu. Però il senatore Francesco Laforgia stigmatizza i sofismi del Pd. «Oggi, sulla Libia, bisognerebbe votare contro tutti gli accordi - commenta su Twitter -. Ieri c'erano i lager. Oggi quei lager vengono bombardati. Su questo non ci possono essere mediazioni o bizantinismi parlamentari». «Si stanno ancora contando le vittime del bombardamento che ha appena colpito un centro di detenzione per migranti a sud est Tripoli - aggiunge Riccardo Magi di +Europa durante la sua dichiarazione di voto -.

È oramai innegabile che la linea politica perseguita a partire dal 2017 dall'Italia non ha favorito alcuna stabilizzazione in Libia».

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