Politica

L'ideologo Becchi lascia: grana a 5 stelle per Grillo

Dal ruolo dell'ex comico agli accordi sulla Consulta, il guru scarica il movimento: «È stato risucchiato dalla logica partitica e ormai è politicamente assente»

F uori, via, tessera strappata. «Il sogno è finito, il movimento si è istituzionalizzato, il M5S si sta trasformando in un partito ibrido. Dopo la fine di quello del Nazareno, ha stretto con il Pd un nuovo patto, facendo da stampella al governo Renzi». Quanto a Beppe Grillo, che dire: è distratto, è sparito, ormai è «politicamente assente». Altro che Mattarella, «è diventato un ologramma pure lui».Le espulsioni. I cambi di casacca. Le liti tra i colonnelli. Il malessere dei parlamentari. I decapitati dalla mannaia del referendum telematico. Ma ora a ribellarsi è addirittura il professor Paolo Becchi, il guru del movimento. Sì, proprio lui, il pensatore, il docente di filosofia del diritto, l'autore di duecento pubblicazioni, il padre nobile dei grillini, il faro, l'ideologo. Contrariato e deluso dalla dirigenza pentastellata, Becchi ha cancellato la sua iscrizione. Perché? Perché il M5S, sostiene, si è smarrito, ha perso la sua carica, in sostanza si è ridotto a fare l'opposizione di sua maestà. «Dal movimento liquido di Grillo al partito ibrido di Casaleggio». Parole dure, uno strappo che fa male: come quando Gianfranco Miglio litigò con Bossi. «Umberto conta come il due di picche, non lo voglio vedere più».Anche per Becchi il leader ha perso smalto. «Non sono nella testa di Beppe e non so se questo suo progressivo farsi da parte sia sintomatico di un po' di delusione pure da parte sua - racconta a Formiche.net - , ma è sempre più politicamente assente. Ha fatto un discorso di fine anno che era uno spot pubblicitario al suo spettacolo, un intervento teatrale, è diventato un ologramma pure lui». Un esempio. «Grillo aveva promesso agli italiani che entro il dicembre 2015 o al massimo nel gennaio 2016 ci sarebbe stato il referendum sull'euro. Ora più nessuno ne parla».Intanto il movimento ha cambiato strada. «Da un lato acchiappa ancora chi crede negli ideali della rottura, dall'altro si avvicina alla logica partitica». E, insiste, a quella del governo. La svolta c'è stata con l'intesa con il Pd per l'elezione dei giudici della Consulta. «Lì si è capito che è nato un patto tra democratici e M5S, tenuto segretissimo, tanto che chi ne parla viene ricoperto di insulti in rete». Secondo episodio, la Nato. «Sul Financial Times Luigi Di Maio ha detto che loro non sono favorevoli all'uscita dell'Italia, come invece ha sostenuto Beppe. Agli inizi se qualcuno avesse detto una cosa del genere sarebbe stato radiato, ora l'intervista viene ripresa dal blog di Grillo». E adesso le unioni civili: «Il M5S voterà il testo della Cirinnà salvando il governo». Reazioni? Zero. Grillo preferisce concentrare la campagna del giorno contro Renzi e il suo partito per le «varie bugie» dette agli italiani, dai dati Eurostat all'occupazione giovanile fino ai fondi per l'edilizia scolastica. L'unico commento è di Manlio Di Stefano: «Evidentemente voleva dettare la linea, ma noi andiamo con le nostre gambe.

Non abbiamo bisogno di rappresentanti, è il popolo che ci rappresenta».

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