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"Limitare i voucher frena il lavoro stagionale e favorisce l'evasione"

Le critiche del numero uno di Confcommercio Pubblici Esercizi: «Flessibilità per la ripresa»

"Limitare i voucher frena il lavoro stagionale e favorisce l'evasione"

Roma - Lino Enrico Stoppani, Presidente Fipe, la federazione di Confcommercio dei pubblici esercizi - 300mila aziende tra ristorazione, bar, discoteche e stabilimenti balneari - boccia senza mezzi termini la riforma dei voucher contenuta nel testo base che andrà all'esame della commissione Lavoro della Camera. I buoni per pagare piccoli incarichi lavorativi inclusa l'assicurazione le imposte e i contributi, sono nati per rispondere a delle precise esigenze del mercato de lavoro e cancellarle di fatto significa fare aumentare il lavoro nero. Le modifiche sono dettate dall'esigenza di fare saltare il referendum, ma anche da altro.

Dubita che l'intervento sui voucher sia dettato dalla volontà di migliorare questo strumento?

«Dietro a questo intervento c'è molta strumentalizzazione ideologica. C'è la volontà di evitare il referendum, ma anche la campagna elettorale che a quanto pare è già iniziata. Il Partito democratico deve evidentemente lanciare dei messaggi a sinistra e lo sta facendo senza tenere conto degli effetti che questa decisione potrebbe avere sulle imprese e sul mercato del lavoro».

L'intervento sui voucher è stato motivato dagli abusi. Strumento utilizzato troppo e male. Non è vero?

«Il valore complessivo del voucher incide per l'1,1% sul costo del lavoro complessivo della nostra categoria. Se si considerano le altre la percentuale scende ancora. Non mi pare un percentuale da abuso. Bisogna semmai ragionare sulle motivazioni che hanno spinto ad adottarlo come uno strumento alternativo di retribuzione del lavoro».

Che sarebbe?

«Una soluzione alla richiesta di flessibilità per le attività occasionali difficilmente programmabili e di durata limitata. Avevano bisogno di uno strumento più semplice, non per sfuggire alle regole ma, al contrario, per rispettarle».

Ora la situazione è diversa?

«Si, nel senso che il bisogno di flessibilità è ancora maggiore se vogliamo veramente agganciare la ripresa».

Ha accennato al lavoro nero. I voucher hanno contribuito a farlo emergere?

«Certo. Innanzitutto ricordiamo che il sommerso crea concorrenza sleale e quindi va combattuto con due formule. C'è il controllo e le ispezioni, poi però bisogna investire sulla convenienza per le imprese alla regolarizzazione. Il voucher era esattamente questo, un investimento sulla legalità. Chi prima pagava in nero un lavoratore, ad esempio un cameriere chiamato solo in occasione dei matrimoni, poi con i voucher ha avuto la possibilità di farlo emergere».

Si colpisce il lavoro stagionale?

«In alcuni casi sì, ad esempio nelle giornate come Ferragosto. Ma si colpiscono soprattutto le aziende con picchi orari».

I lavoratori vengono favoriti?

«Al contrario. Ci sono categorie di soggetti che non sono interessati a un lavoro part time strutturato. Penso a studenti, pensionati a chi percepisce ammortizzatori. Uno studente fuori sede che per qualche sera vuole guadagnare, un pensionato che ha tempo e voglia di lavorare, ma può farlo solo occasionalmente per tempi limitati. Tutte categorie danneggiate dalla riforma».

Cosa proponete?

«Dalle nostre aziende arrivano input ad andare avanti. Speriamo che vengano introdotte delle modifiche migliorative. Noi siamo portatori di interessi di parte, ma la politica dovrebbe avere una visione complessiva e tutelare gli interessi di tutti.

In questo caso sono state danneggiate le aziende che vengono private di uno strumento utile per il lavoro temporaneo e stagionale, ma anche lo Stato che dovrà rinunciare alle entrate dei voucher».

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