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Altro che cena per caso: quante foto insieme per Poletti e Buzzi

Il Pd ammette: il boss della "29 Giugno" alle nostre cene. Il ministro smentiva sdegnato la conoscenza. Ma gli scatti di un rapporti che dura da anni spuntano ovunque

Altro che cena per caso: quante foto insieme per Poletti e Buzzi

A cena. E poi sul palco di un convegno. In piedi. Seduti. Nel 2010. Nel 2012. Nel 2013. Le foto della premiata coppia Poletti & Buzzi non si contano più. Il ministro aveva detto di sentirsi tranquillo e nello stesso tempo di stare male per quell'immagine che lo ritraeva a tavola con il fondatore della cooperativa 29 giugno e altre personalità fra cui l'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno. Dalla girandola di precisazioni nouvelle vague, pareva che quell'incontro, datato 28 settembre 2010, fosse quasi un incidente di percorso. Il presidente del colosso coop che s'intrattiene con l'anima di un'importante realtà romana in una delle tante occasioni conviviali cui costringono incarichi e responsabilità. Mani da stringere. Flash e poi ti ritrovi legato a qualcuno che manco conoscevi. Pareva una spiegazione. Ma non è così. Perché i due sono visti e rivisti e basta sfogliare Cooperativa 29 giugno magazine, insomma la rivista del piccolo impero di Buzzi, per scoprire un feeling consolidato nel tempo. E pure il Pd, finalmente, ammette che Buzzi era presente ad almeno una cena con Poletti. Eccome se c'era. Imbarazzo. Eccoli insieme, sulla copertina del numero di maggio 2014. La foto è scattata qualche mese prima, a dicembre 2013, soprattutto prima dell'ascesa di Poletti al governo, ma documenta la consuetudine fra i due. Da un certo punto di vista il rapporto fra il leader nazionale e l'esponente di una costola emergente del mondo cooperativo ci può anche stare. E infatti ci sta. Se si torna indietro al maggio 2013 riecco il duo sulla solita copertina. Con lo stesso spartito, come documenta il sito Il Cicalino, e la stessa musica: la celebrazione di una coop nata in una cella di Rebibbia ma capace di crescere più della Cina del boom. I bilanci, sbandierati sopra il faccione di Poletti sono una marcia trionfale. Se poi si sfogliano le pagine interne si può leggere una sontuosa intervista a Poletti che parla della 29 giugno come di una «grande coop».

Sempre in copertina i numeri strillano il successo clamoroso e inarrestabile di quel fenomeno che è la creatura di Buzzi. Sotto la scritta inequivocabile «si può fare», compaiono le cifre di uno sviluppo strepitoso: 986 occupati, 50 milioni di fatturato. Pare una favola a lieto fine, con il cattivo che diventa buono, e invece ora sono le persone perbene a dover chiarire.

Diamo per buona la buonafede del futuro ministro che all'epoca considerava evidentemente un fiore all'occhiello il recupero di Buzzi, un assassino condannato a una pena esemplare, e vedeva nella sua società una chance di riscatto per i più deboli. Gli ultimi. Un esempio luminoso da seguire. Un piccolo grande miracolo. Va bene. Però non parliamo di un ago nel grande pagliaio del mondo cooperativo. O altre amenità del genere. Diciamo piuttosto che uno dei capi della cupola di Mafia capitale s'intratteneva cordialmente con il leader nazionale della Lega e con tante altre autorità. Aggiungiamo che intrallazzi, gare sorprendentemente vinte a raffica, moltiplicazione dei profitti meglio dei pani e dei pesci di Nostro Signore, non avevano non dico messo in allarme ma nemmeno insospettito l'attuale ministro del Lavoro. E il suo staff. I suoi collaboratori che pure avevano antenne sensibili ovunque e una straordinaria conoscenza del territorio italiano città per città. E nessuno, proprio nessuno, gli aveva sussurrato all'orecchio anche solo il minimo sospetto. Tutto filava liscio. Tutti ciechi. E tutti sordi.

Buzzi veniva intercettato e intanto lo stesso Buzzi sgomitava al fianco di Poletti. Faceva intervistare dal solito magazine l'assessore alla Casa Daniele Ozzimo, ora in cella con lui, si rivolgeva con parole altisonanti a Walter Veltroni, incrociato all'Auditorium della Musica, come rivela sempre Il Cicalino, in occasione della presentazione del suo film su Enrico Berlinguer: «L'occasione anche per la nostra cooperativa per rivedere e salutare Veltroni che da sindaco di Roma ha condiviso parte delle nostre fatiche e del nostro cammino». C'erano tutti. Fra pacche sulle spalle e complimenti. Ora balbettano imbarazzate prese di distanza.

E nascondono le foto da copertina.

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