Cronaca locale

L'indagato al suo legale: "Distribuiamoci questi soldi"

Le intercettazioni di De Vito con l'avvocato amico: "Guidiamo Roma e Palazzo Chigi, un'irripetibile congiunzione astrale"

L'indagato al suo legale: "Distribuiamoci questi soldi"

Il gioco degli specchi. Se nove mesi fa scoperchiare il calderone di malaffare intorno allo stadio della Roma aveva portato la magistratura a raccontare la rete di interessi molto privati dell'imprenditore Luca Parnasi, considerato dalle toghe al centro di un sistema corruttivo diffuso, ora tocca all'altro lato, quello politico. Con l'arresto di Marcello De Vito, presidente del consiglio comunale e candidato pentastellato più votato alle elezioni del 2016. Che, a quanto scrive il gip, «calpesta» con la stessa «noncuranza» dell'imprenditore protagonista della prima indagine «il campo di gioco» rappresentato dall'interesse pubblico. In un cambio di prospettiva che, come al solito, viene raccontato anche attraverso le intercettazioni.

La «congiunzione astrale» da sfruttare al meglio

E una di queste per gli inquirenti costituisce il «manifesto programmatico» del sodalizio «corruttivo» tra il politico pentastellato De Vito e il suo collaboratore, l'avvocato Camillo Mezzacapo. È il 4 febbraio scorso, e l'avvocato spiega al grillino che «difficilmente negli anni a venire» potrà riverificarsi «una congiunzione astrale dove tu oggi stai al governo da solo di Roma». De Vito concorda, aggiunge sarcastico che «avresti vinto pure con il Gabibbo». Insomma, i due osservano il fenomeno M5s più con stupore e cinico opportunismo che da militanti. Il perché lo riassume ancora Mezzacapo, ribadendo che M5s al governo a Roma e a Palazzo Chigi è «una cosa tipo l'allineamento con la cometa di Halley», ossia qualcosa che «è molto difficile secondo me che si riverifichi», e dunque, conclude, «allora noi, Marce', dobbiamo sfruttarla sta cosa, secondo me, cioè guarda, ci rimangono due anni, ci rimangono due anni». Tanto basta perché i pm ritengano - e il gip lo conferma nella sua ordinanza - che «la funzione pubblica svolta viene infatti mercificata e messa al servizio del privato al fine di realizzare il proprio arricchimento personale che è l'obiettivo al quale appaiono finalizzate tutte le condotte dei citati indagati». Al punto che, secondo i magistrati, «l'ufficio pubblico del De Vito appare non occasionalmente ma costantemente strumentale alla realizzazione di tale arricchimento che è la filosofia che dirige l'azione del pubblico ufficiale e del suo compartecipe, azione inequivocabilmente indirizzata alla realizzazione del massimo dei profitti». E a spazzare via i dubbi, ecco un'altra intercettazione nella quale, lo stesso giorno, Mezzacapo riassume allo storico attivista pentastellato Gianluca Bardelli la conversazione precedente con De Vito, spiegando che scopo dello sfruttamento della «congiunzione astrale» sarebbe, in ultimo, assicurarsi tutti «un prepensionamento dignitoso».

Distribuire i soldi? «Meglio a fine mandato»

La prudenza non è mai troppa. Ma sembra averne più l'avvocato Mezzacapo che il presidente del consiglio capitolino. Perché De Vito, quando il socio gli fa il conto dei soldi «disponibili» sul conto della Mdl, società che la procura ritiene essere di fatto la «cassaforte» dei due sodali, non perde tempo ed esclama: «Vabbe', ma distribuiamoceli questi!». Ma la somma, circa 60mila euro abbondanti, secondo Mezzacapo non deve spostarsi: «Ma adesso non mi far toccare niente, lasciali lì», spiega l'avvocato, aggiungendo poi che si potranno spartire «a fine man... quanto tu finisci il mandato». Per il giudice questa è una «conversazione illuminante, che chiarisce in maniera inequivocabile il patto scellerato» stretto tra il politico pentastellato e il suo amico-sodale avvocato, oltre a provare che i soldi depositati sui conti della società Mdl, formalmente nella disponibilità del solo Mezzacapo, sono «invece anche del pubblico ufficiale, che appare peraltro impaziente di entrarne in possesso».

Parnasi, lo stadio, l'avvocato e la sindaca

Tra le carte dell'ordinanza spunta anche un incontro tra Mezzacapo e la sindaca di Roma, Virginia Raggi. Il faccia a faccia, riferito de relato proprio dall'avvocato-sodale di Marcello De Vito, emerge in un'intercettazione del marzo 2018 sul nuovo stadio della Roma tra il costruttore Parnasi e, appunto, Mezzacapo, che parlano dello spostamento della sede di Acea nel complesso del nuovo stadio. Parnasi insiste che «su Acea che diventa trader principale del progetto» è «importante che venga coinvolta anche la sindaca, su questo tema». E l'avvocato spiega: «Io ci sono andato a parlare due settimane fa con lei. Mi ha fatto un lungo eloquio di un'ora e mi ha detto che adesso dopo le elezioni loro devono nominare il Cda adesso» dell'unica «società strumentale della città metropolitana. E quindi mi ha detto che forse c'è questa possibilità della presidenza. Mi ha detto (...) un inizio molto sottobraccio perché c'è tutta una problematica (...

) e quindi mi ha se per caso fanno un gruppetto di nomine potrebbe anche (accavallamento di voci)».

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