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L'indifferenza della Natura che ci fa sentire piccoli

L'uomo è sempre in balia dei capricci del cielo e della terra. Ci illudiamo che non sia così. Ma le tragedie ce lo ricordano

L'indifferenza della Natura che ci fa sentire piccoli

«O natura, o natura/ Perché non rendi poi/ Quel che prometti allor? perché di tanto/ Inganni i figli tuoi?». È la Natura contro cui si scaglia Giacomo Leopardi, eleggendola a nemico principale, dandole il ruolo di interlocutore, per sfuggire al silenzio.

Come il silenzio seguito al terremoto che ieri notte ha seppellito sotto le macerie decine di persone. Di fronti ai morti di un attentato si prova rabbia, desiderio di combattere, di contrattaccare (almeno in teoria, in Europa siamo mosci pure lì); di fronte alla natura si resta imbambolati, impotenti, inermi. Si sospira accorati: «Ah, la natura...». Noi non siamo come i giapponesi, abituati a morire per terremoti e tsunami, ma anche ben attrezzati contro la natura. Per noi la natura è bella, ci restiamo male, sembriamo Heidi.

Invece basti pensare che l'uomo e tutte le altre specie oggi esistenti sono solo l'uno percento di tutte le specie esistite, scomparse, spazzate via dalla natura. La grande scoperta di Charles Darwin, la selezione naturale, funziona così: l'evoluzione va avanti con lo sterminio di massa. Per arrivare al collo lungo di una giraffa devono morirne miliardi col collo corto. Come muoiano non importa, sono fatti delle giraffe col collo corto. E in ogni caso moriranno anche quelle col collo lungo.

E dunque, sulla Terra, negli ultimi quattro miliardi di anni, abbiamo avuto non solo terremoti, ma anche inondazioni, tsunami, frane, lampi gamma, glaciazioni, inversione dei poli magnetici, e piogge di asteroidi grandi come città, tra cui quello che 65 milioni di anni fa fece estinguere i dinosauri e ogni mammifero sopra i venticinque chili, e senza quel botto tremendo non ci saremmo noi. Un bene, un male? Di certo i dinosauri si facevano meno problemi, vivevano meglio. Come le pecore di Nietzsche. Ogni tanto provo a immaginarmelo, un asteroide simile solcare il cielo. Non sarebbe una morte veloce (a parte per quelli che ci finiscono sotto), ci lascerebbe il tempo di esalare l'ennesimo: «Ah, la natura».

Rispetto ai crimini della natura il Processo di Norimberga è una bazzecola e Hitler un allievo che ha preso la lezione della natura alla lettera. Magari leggendo più Herbert Spencer che Darwin, ma poco cambia. Tra l'altro non ho mai capito Theodor W. Adorno, filosofo molto caro a una certa sinistra pensante, secondo il quale dopo Auschwitz nessuna poesia è più possibile. Perché, prima sì? Non ti sei accorto di niente, Adorno? Basta farsi un giro in un ospedale. Intanto la natura continua a godere di ottima reputazione, vai a capire perché.

Nel frattempo continuate a illudervi, e sperate di salvarvi mangiando cibi naturali, magari immersi in un paesaggio naturale. Mi spiace, non mi fregate, io li evito come la peste, i cibi naturali, le marmellate le voglio con i conservanti (che preservano dai batteri naturali), mi vaccino contro tutto ciò che posso e prendo farmaci per la pressione, sebbene l'ipertensione sia totalmente naturale, ma non voglio morire di morte naturale, voglio vivere una vita più artificiale possibile, antisismica, antibiotica, con l'aria condizionata (a proposito, l'ossigeno è uno dei gas più aggressivi in natura, per questo i medici ci consigliano di assumere antiossidanti).

Nel Settecento l'impotenza dell'uomo di fronte alla forza della natura era perfino un genere artistico molto in voga, si chiamava «il sublime». Non c'era Youtube per vedere devastazioni in presa diretta, ma rinomati pittori come Caspar David Friedrich e William Turner che dipingevano il sublime. Il senso era: la piccolezza dell'uomo di fronte alla potenza della natura. In compenso il Turner di oggi è un regista, specializzato in catastrofi naturali, si chiama Roland Emmerich.

In realtà non c'è neppure l'illusione di consolarsi guardando il cielo stellato, come ancora potevano fare Aristotele o Kant. Ogni stella è una centrale nucleare di dimensioni immani e il buio intorno è lo spazio più contrario alla vita che si possa immaginare: senza ossigeno, senza gravità, attraversato da radiazioni micidiali. È la natura, bellezza. La tragedia è che la natura non è incarna neppure il Male di Leopardi, peggio: è totalmente indifferente.

Tu o un altro, per lei è uguale.

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