Cronache

L'indignazione oltre la statistica

I femminicidi riempiono i giornali, i femminicidi sono in calo. Due notizie entrambe vere, due notizie in apparente contrasto. Ma forse no.

L'indignazione oltre la statistica

I femminicidi riempiono i giornali, i femminicidi sono in calo. Due notizie entrambe vere, due notizie in apparente contrasto. Ma forse no.

Dall'inizio dell'anno sono state 59 in Italia le donne uccise in quanto donne. In quanto cioè esseri più deboli, in quanto persone che noi uomini vorremmo intestarci e invece ci sfuggono, ci lasciano, ci tradiscono, ci dicono di no, ci smentiscono. Che fanno insomma quello che ogni persona di qualsiasi sesso ha diritto di fare: scegliere. Anche quello che a noi uomini non piace.

Cinquantanove donne uccise per il più diabolico alias dell'amore: la gelosia.

Cinquantanove donne uccise dagli uomini sono pur sempre cinquantanove di troppo. Eppure non sono di più che negli anni precedenti, malgrado la nostra percezione ci dica il contrario e ci faccia pensare a un'epidemia di misoginia. Proiettando il dato su tutto l'anno porterebbe a 136 vittime nel 2016. Ovvero lo stesso numero di donne uccise da uomini nel 2014. Appena qualcuna in più rispetto al 2015, quando le vittime dell'omicidio di genere furono 128. Ma meno rispetto al 2013 (179) e al 2012 (157). Se poi allarghiamo il raggio temporale di indagine il dato è ancora più evidente. Nel 2003 ci furono 0,65 massacrate per la colpa di essere donne libere ogni 100mila abitanti, mentre nel 2014 il dato è sceso a 0,47.

Nessun negazionismo, si badi bene. Il fenomeno resta angosciante e ingiustificabile. Ma i numeri sono numeri. I femminicidi stanno lentamente diminuendo proprio nel momento in cui sembrano aumentare. Com'è possibile tutto ciò? Questo certamente deriva dal difetto di prospettiva a cui ci induce l'orrore di alcuni episodi che - vedi quello di Roma - per le modalità raccapriccianti dell'assassinio e per l'ambiente «normale» in cui è maturato, colpiscono ciascuno di noi più di altri casi borderline, liquidati come frutto di contesti malati. La colpa naturalmente è anche di noi giornalisti, per cui a dispetto degli slogan grillini uno non vale uno. E poi purtroppo c'è una cinica legge dell'informazione, quella in base alla quale ci sono filoni di notizie che fanno tendenza, come fossero tailleur: e nella primavera-estate 2016 il femminicidio va su tutto.

Ma l'emergenza non è di oggi. L'emergenza c'è da sempre. Certe cose non iniziano a esistere solo perché diamo loro finalmente un nome buono per titoli e sommari. Certe cose abitano nelle nostre teste al di là degli slogan, perché per tanti uomini ancora è inaccettabile pensare che la donna non sia come un'auto che si registra al Pra con il proprio nome, e poi guai a chi te la tocca.

L'emergenza non è di oggi, dunque. Epperò è bene che ci sia questa lieve miopia per quanto parzialmente falsa. È bene urlare qualche titolo, inventare slogan, fare reportage, anche a costo di sembrare allarmisti. Perché questo non guarirà gli uomini ammalati di gelosia, ma magari aiuterà qualche donna a individuare nei comportamenti del suo uomo geloso, del suo marito mollato, del suo ex insistente i semi di ciò che oggi chiamiamo femminicidio e che un tempo chiamavamo follia. Forse così quei diminuiranno ancora.

Fino allo zero.

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