Economia

L'industria cala a picco: -5,5% E lo spread torna a quota 300

Dato Istat peggiore dal 2012: «La situazione economica continua a peggiorare». Manovra bis? Il governo nega

L'industria cala a picco: -5,5% E lo spread torna a quota 300

Spread ancora giù, a un soffio da quota 300 sui dati dell'Istat che indicano a dicembre 2018 un crollo della produzione industriale. Con rischi di tenuta per tutto il sistema.

Ancora brutte notizie per l'economia italiana. A dicembre l'indice della produzione industriale è diminuito dello 0,8% rispetto al mese precedente e del 5,5% rispetto allo stesso mese del 2017. È il peggior dato dal 2012, anno particolarmente difficile per l'economia italiana. Il quarto trimestre dello scorso anno ha chiuso con un calo dell'1,1%. La crisi, insomma, si fa sentire soprattutto nell'industria ma investe ormai tutto il sistema, come dimostra il -0,1 del Pil registrato nello stesso trimestre.

Il calo della produzione industriale, che ci accomuna a paesi più solidi come la Germania, rischia di aggravare una situazione già compromessa. L'Istat ha rilevato come continuino a «peggiorare le attese sulla situazione economica del Paese» e come l'indicatore anticipatore abbia «registrato una marcata flessione, prospettando serie difficoltà di tenuta dei livelli di attività economica». Il riferimento è anche al peggioramento dell'indice sulla fiducia delle imprese manifatturiere, in calo a differenza di quello che riguarda le famiglie.

Per il 2019 le attese sono ancora negative. Per il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia «gennaio sarà al pari di dicembre», quindi produzione ancora giù. Per fermare il calo, servono investimenti pubblici (riaprire i cantieri sopra i 100 milioni di euro vale un punto di Pil in tre anni secondo il leader di viale dell'Astronomia).

Inevitabili le ripercussioni sul Pil dell'anno in corso. Il Cer, Centro Europa ricerche, stima che dopo il dato sulla produzione di dicembre, il primo trimestre del 2019 possa segnare un -0,1 rispetto al trimestre precedente. Difficile in queste condizioni centrare anche le previsioni di crescita ultra pessimiste della Commissione Europea per tutto il 2019 (più 0,2%).

Il governo smentisce le voci di una manovra bis anche se con toni meno certi dei giorni scorsi. «Non credo che servirà una manovra correttiva», ha ribadito ieri il viceministro Luigi Di Maio. Matteo Salvini sottolinea come l'economia italiana sia «sana». «Non parlo - precisa - di boom o megaboom, ma stiamo lavorando per aiutare un bel po' di gente».

Il ministero dell'Economia è al lavoro su un piano di riduzione del debito di difficile attuazione e continuano a circolare, ora smentite, le voci di una patrimoniale, da accompagnare alle altre misure di salvaguardia contenute nella legge di Bilancio.

Ieri è stata un'altra giornata complicata per i mercati. Lo spread si è impennato a 293 punti, massimo da due mesi, e poi ha chiuso a 288 punti. È la reazione alla raffica di previsioni negative per l'Italia, dalla recessione al taglio delle stime di crescita da parte della Commissione europea fino al taglio della produzione industriale di ieri. Un po' meglio la Borsa di Milano che ha chiuso a meno 0,65%.

Ma il clima potrebbe peggiorare presto, quando le agenzie di rating dovranno pronunciarsi sul debito italiano. Il 22 febbraio toccherà a Fitch, ha ricordato ieri Renato Brunetta di Forza Italia. Agenzia che «ha attribuito un rating Bbb ma con Outlook negativo». Il 15 marzo toccherà a Moody's (Baa3, con outlook stabile) e, infine, il 26 aprile, a S&P Global (BBB, con outlook negativo).

«Soprattutto Fitch e S&P potrebbero tagliare il rating, considerando che la scorsa volta hanno deciso di non abbassarlo, contrariamente alle aspettative di molti analisti».

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