Politica

L'internazionale dei tagliagole contro la mecca delle vacanze

La Tunisia, tradizionale «buen retiro» per famiglie, si stava appena risollevando dalla tragedia del museo del Bardo

C'è il lusso ad abbagliarti e a proteggerti prima di tutto, come uno scudo, come un'illusione dorata. Vedi questi enormi lampadari, marmi bianchi e faretti a illuminare ovunque, l'aria condizionata al massimo. E pensi: no, non qui. Qui il terrorismo è lontano dalle mecche per occidentali e non può entrare e la Tunisia che fa paura resta fuori dalle porte dorate e blindate. Come se lo sfarzo esportato quaggiù potesse dividere dal mondo reale, ingressi sontuosi come muri invalicabili e inespugnabili da fuori, dal male. Un'illusione che si accartoccia miseramente quando arrivano le immagini drammatiche e orribili dei turisti in costume rimasti a terra. Il sangue attorno ai corpi abbronzati, fuori il caldo e il silenzio di quest'oasi di sabbia bianca e mare calmo diventata cimitero all'ombra degli ombrelloni di paglia. Orribile e spaventoso insieme. Corpi a terra, le infradito vicino al lettino, creme solari e aperitivo sul tavolino. Un istante che cancella per sempre un mondo. Il kalashnikov dentro l'ombrellone, gli spari e la strage; la corsa al si salvi chi può, l'orrore e la morte. La paura di chi è scampato e che giura mai più.

Sousse come il Museo nazionale del Bardo, dove persero la vita 21 stranieri, quattro gli italiani. Simboli macabri di una fine di un sogno a portata di tutti che non tornerà più. Nonostante le guardie davanti ai cancelli, gli sfarzi e le formule all inclusive al ribasso. Chi avrà più il coraggio di tornare in vacanza laggiù? Eppure per anni la Tunisia è stato il buen retiro per moltissimi europei. La più occidentale, la più laica, la più accessibile, una specie di Rimini con formula tutto compreso. Italiani, francesi, tedeschi, inglesi. Tutti a prenotare in massa il pacchetto più o meno low-cost. Era la vacanza ideale per le giovani coppie che non volevano spendere troppo, per le famiglie con bambini. Villaggi con ricchi buffet dove il rischio più grande era bere acqua dal rubinetto. Una gitarella alla medina, la città vecchia, un giro esotico sul cammello giusto per dare quel tocco d'Africa e poi via, di corsa di nuovo alla fortezza dorata e protetta. Aria condizionata in camera e sabbia bianca sulla spiaggia. Viaggiatori occidentali che a poco a poco si erano rintucciati sulle spiagge più miti della vicina Tunisia. In fuga dall'Egitto, dai resort sul Sinai e dalle crociere sul Nilo. Target prescelti dai terroristi islamici. Nel 2004 a Taba, sul Mar Rosso, un'autobomba esplode contro un'ala dell'Hotel Hilton seguita da altre due autobombe in due campeggi nel Sinai. Muoiono 34 persone tra cui due giovani italiane.

Nel 2005 Nei pressi della moschea-università di Al Azhar scoppia una bomba piena di chiodi, che provoca la morte di due turisti francesi e un americano. Nello stesso anno tre attentati colpiscono Sharm el Sheikh, affollata di turisti: muoiono 67 persone, tra cui sei turisti italiani. Nel 2006 a Dahab, località turistica sul Mar Rosso, tre esplosioni colpiscono i turisti che passeggiano nel centro della cittadina: 23 morti (5 stranieri).

Ieri, la strage di turisti all'Imperial Marhaba hotel e all'Hotel Soviva a Sousse mette la parola fine anche al turismo tunisino. «Dopo ciò che è accaduto oggi non consiglieremo più i viaggi in Tunisia», dice il presidente uscente di Federazione Italiana Associazioni Imprese Viaggi e Turismo, Fortunato Giovannoni. «Pensavamo che, dopo l'attentato al museo del Bardo la situazione fosse tornata sotto controllo, anche grazie alle rassicurazioni del Governo. La MSC aveva annunciato che in autunno sarebbero riprese le soste in Tunisia. E i governi sono impotenti - conclude Giovannoni -». I terroristi non hanno agito a caso.

È stato colpito uno dei punti nevralgici del turismo tunisino: poco distante c'è uno degli scali più frequentati dai navigatori, Port el Kentaoui; già il 30 ottobre del 2013 fu teatro di un attentato kamikaze che però non fece vittime oltre all'attentatore.

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