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L'ira della Procura. E Orlando avvia l'indagine

Il pm: segreto violato. Inquisito Russo, l'amico di famiglia dei Renzi

L'ira della Procura. E Orlando avvia l'indagine

Roma - Alle 9,30 di ieri, appena letti i giornali, il procuratore aggiunto Paolo Ielo aveva già aperto un nuovo fascicolo per la fuga di notizie che ha fatto finire su il Fatto Quotidiano la telefonata tra l'ex premier Matteo Renzi e suo padre Tiziano, indagato nell'inchiesta Consip. Era lo scorso 2 marzo e l'indomani il babbo sarebbe stato interrogato dai pm della Procura di Roma sui suoi rapporti con l'imprenditore napoletano Alfredo Romeo, in carcere per corruzione nell'ambito dell'indagine sugli appalti della centrale acquisti della pubblica amministrazione.

Leggere sul giornale il testo di quella conversazione, dal contenuto privato e penalmente irrilevante, in cui il presidente del Pd parla da figlio al padre, intimandogli di dire la verità ai magistrati e chiedendogli conto dei suoi incontri con Romeo, ha fatto trasecolare Ielo, che su questa inchiesta in particolare - costellata fin dal principio da fughe di notizie, sia nei confronti degli indagati che verso i giornali, che lo hanno convinto a revocare le indagini ai carabinieri del Noe - mantiene il più totale riserbo. Il magistrato è visibilmente irritato dall'ultima violazione del segreto e dice di voler andare fino in fondo con la stessa determinazione con cui sta lavorando per scoprire tutte le magagne di Consip. Questa volta, inoltre, sa bene che il colpevole non lo dovrà andare a cercare molto lontano. L'intercettazione pubblicata da il Fatto, uno degli ultimi atti disposti dal Noe prima gli venisse sottratta l'indagine, non era agli atti del procedimento proprio per la sua irrilevanza, dunque non era nella disponibilità dei difensori di Tiziano Renzi e non era nemmeno contenuta in qualche informativa. Inoltre della telefonata c'è soltanto un audio, e forse un brogliaccio, che hanno oltre ai carabinieri del Noe, le sole Procure di Roma e Napoli. Nel nuovo fascicolo si ipotizza la violazione di segreto d'ufficio e la pubblicazione arbitraria di atti, reato quest'ultimo per il quale è indagato il giornalista Marco Lillo. Anche il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha avviato accertamenti preliminari.

Tutto questo, naturalmente, fa gioco alla difesa di Renzi senior, indagato per traffico di influenze. E l'avvocato Federico Bagattini ne approfitta per cavalcare l'onda: «È un'intercettazione del tutto irrilevante, che anzi conferma la circostanza che Tiziano non ha mai incontrato Romeo». Sicuramente dice di non averlo mai fatto a cena, al bar invece babbo Renzi sostiene di non ricordarselo. «Ma questo è normale per uno che fa una vita pubblica e agli eventi stringe tante mani», sottolinea il legale.

L'inchiesta principale, intanto, si arricchisce di un nuovo capitolo, dopo l'acquisizione di carte e documenti presso la sede di Grandi Stazioni, la società controllata al 100 per cento da Ferrovie dello Stato. In questo filone, che non piacerà alla famiglia dell'ex premier, è indagato per turbativa d'asta, in concorso con altri, Carlo Russo, l'imprenditore fiorentino del settore farmaceutico che dei Renzi è amico da sempre.

Contro di lui ci sarebbero intercettazioni e incontri.

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