Mondo

L'Iran provoca e supera il limite di uranio

Teheran vuole spingere l'Europa a fare pressioni sulle sanzioni Usa

L'Iran provoca e supera il limite di uranio

Beirut - È l'ultima provocazione dell'Iran. La Repubblica islamica ha superato il limite di 300 chili di uranio arricchito, una delle clausole dell'accordo sul nucleare del 2015. Teheran ha così per la prima volta infranto il trattato, dopo che gli Stati Uniti si sono ritirati nel maggio del 2018, e ad annunciarlo è stato lo stesso ministro degli esteri Javad Zarif. «Consideriamo questo passo - ha precisato - come parte dei nostri diritti nell'ambito dell'accordo nucleare». Zarif ha anche definito come «insufficienti» gli sforzi dei Paesi europei per l'attivazione dello strumento finanziario Instex. Il meccanismo, operativo da sabato, ora permette di scambiare merci tra compagnie iraniane e straniere senza transazioni finanziarie dirette.

Ma l'Iran aveva già comunicato che avrebbe superato il limite dei 300 chili entro il 7 luglio. Ha avvertito che «la fase successiva sarà l'arricchimento dell'uranio oltre l'attuale livello del 3,75 per cento», una minaccia più grave, perché al livello attuale non è possibile l'uso militare ma solo come combustibile civile. La conferma di quanto è avvenuto è arrivata anche dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea). «Possiamo confermare che le scorte di uranio arricchito dell'Iran hanno superato il limite dell'accordo».

Ma l'Iran non si vuole fermare qui. Il portavoce del ministero degli Esteri ha avvertito che Teheran ha in programma di sospendere altri impegni dell'accordo entro 10 giorni se le potenze europee non adotteranno «misure pratiche e tangibili» per implementare l'Instex, giudicato ancora insufficiente. Ma le nuove mosse sono destinate ad alimentare l'escalation tra Washington e Teheran, cominciata un anno fa con il ritiro americano dal trattato e l'imposizione di nuove sanzioni. Una guerra economica che è diventata calda quando il 20 giugno scorso i Pasdaran hanno abbattuto un drone americano sullo Stretto di Hormuz. La rappresaglia americana è stata fermata da Donald Trump 10 minuti prima che cominciassero i raid.

Ora molto dipende dagli europei, che sostengono la validità dell'accordo nucleare e ritengono che la decisione di Trump sia stata un grave errore, perché non fa altro che rendere più forte la fazione intransigente in Iran e indebolire chi sostiene posizioni più pragmatiche. Come spiega Ali Alfoneh, analista di Arab Gulf States Institute di Washington, «l'economia iraniana sta soffrendo a causa del peso delle sanzioni statunitensi e nessuna delle iniziative adottate da Ue, Cina e Russia può offrire alla Repubblica islamica un effetto positivo sull'impatto di tali sanzioni». Questo è il motivo per cui il regime «sta alzando la posta in gioco». Teheran spera che gli europei a loro volta aumenteranno la pressione su Washington perché allenti le sanzioni. «La Repubblica islamica lo sta facendo con diversi mezzi - continua Alfoneh - : attraverso il sabotaggio contro spedizioni di petrolio verso il mercato globale, dimostrando la sua volontà di ridurre i suoi impegni» all'interno dell'accordo sul nucleare.

«La domanda da farsi è - puntualizza -: questo approccio produrrà il risultato desiderato da Teheran, o provocherà gli Stati Uniti che intraprenderanno un'azione militare che la Repubblica Islamica non può permettersi?».

Commenti