Politica

«L'Isis conquista gli europei L'integrazione non funziona»

Il politologo con cattedra a Princeton: «L'islam ha funzionato da catalizzatore per gli emarginati. Obama colto di sorpresa»

Il politologo statunitense Gilford John Ikenberry, che insegna Relazioni internazionali a Princeton ed è noto per il suo approccio liberal , è a Roma per una lezione organizzata dal Festival della Diplomazia sul «Futuro ordine mondiale a guida liberale americana».

Professore, l'avanzata apparentemente inarrestabile dell'Isis, che superato il terrorismo pone le basi per lo Stato Islamico o Califfato, condizionerà gli equilibri di tutto il Medio Oriente e gli assetti di Stati vecchi e nuovi. Come giudica la strategia del presidente Obama verso questo pericolo mondiale?

«Gli Stati Uniti sono stati colti di sorpresa dalla rapidità con la quale è avanzato questo gruppo radicale. Le truppe americane avevano lasciato l'Irak e l'esercito iracheno doveva garantire la stabilità. Obama ha attribuito la responsabilità dell'accaduto a un fallimento dell' intelligence . Il grande dilemma, a questo punto, è che più è dura la risposta americana più rischia di aggravare il problema, portando al movimento nuovi supporter . Obama, dunque, sta solo cercando di contenere i gruppi fondamentalisti e spera che le autorità locali, in particolare il governo di Bagdad, riescano a fronteggiare la minaccia».

Il presidente Putin annuncia che la Russia vuole difendere la causa palestinese all'Onu. Uno dei suoi libri più noti s'intitola “Liberal Leviatan”. Si prepara la fine dell'impero americano e un nuovo ordine mondiale, in cui la Russia potrebbe tornare dominante?

«I russi hanno perso l'occasione per svolgere un ruolo costruttivo soprattutto in Siria, uno Stato-cliente, rifiutando di appoggiare qualsiasi azione internazionale. Non hanno proposto alcuna idea per un dopo-Assad che portasse alla stabilità e contrastasse le richieste dei gruppi più radicali, Isis incluso».

In questo quadro geopolitico la Cina continuerà a essere per le grandi potenze soprattutto un competitor commerciale, o aumenterà il suo peso politico?

«La Cina è uno dei Paesi più importanti nel mondo, ma deve fare una scelta: avere un ruolo attivo nella comunità internazionale oppure concentrarsi sulla sua egemonia in Asia. Credo che gli Usa dovrebbero incoraggiarla a partecipare alle grandi scelte internazionali».

Come vede la posizione dell'Europa nel quadro della lotta al terrorismo?

«L'Europa è un partner molto importante dell'America sulle questioni di sicurezza internazionale: è stata molto costruttiva, anche per le sanzioni alla Russia per la crisi Ucraina e per il Medio Oriente. Europa e Usa sono sulla stessa linea».

Come si spiega il fatto che da Paesi come Gran Bretagna e anche Italia partano giovani per arruolarsi nelle fila dell'Isis: può far apparire l'Europa come l'incubatore occidentale del terrorismo?

«Eravamo impreparati a questo, perché credevamo che da 20 anni in questi Paesi ci fosse stata una graduale integrazione, che attraverso l'educazione dei giovani si fosse riusciti a farli entrare nel nostro sistema, a condividere la nostra idea di politica al di là della religione e ad attuare un melting pot . Invece, l'islam ha funzionato da catalizzatore per i più emarginati».

Per i servizi segreti americani l'Isis fa nascondere i suoi miliziani tra i profughi soprattutto siriani che arrivano in Europa. Quanto è importante la strategia sull'immigrazione?

«Credo sia essenziale il monitoraggio attento dei flussi di persone che vanno e vengono dalla Siria».

L'ascesa dei fondamentalisti in tanti Paesi, da Siria a Egitto e Libia e invece la vittoria della “primavera araba” in Tunisia: quante facce ha l'islam?

«Per capire l'islam bisogna leggere la sua storia: oggi questo mondo si trova in mezzo a una guerra civile paragonabile alle guerre di religione che sconvolsero l'Europa nel '600. Bisogna sperare che prevalga l'ala moderata nel mondo musulmano e arabo in particolare».

Come giudica oggi l'immagine dell'Italia nel mondo e i tentativi del governo Renzi di renderla più affidabile?

«Ciò che in questo momento conta è soprattutto la tenuta dell'Italia sulle sanzioni alla Russia e la sua capacità di rispettare il nuovo parametro per le spese militari del 2 per cento del Pil.

Per il resto, l'impressione è positiva: c'è tanta buona volontà».

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