Elezioni Politiche 2018

L'Italia a un bivio: flat tax al 23% più vantaggiosa per i redditi bassi

Con la proposta fiscale del centrodestra tutti pagheranno meno tasse ma i risparmi maggiori li otterranno i meno abbienti: aumenteranno i consumi e l'economia crescerà

L'Italia a un bivio: flat tax al 23% più vantaggiosa per i redditi bassi

Roma - Domani l'Italia ha la possibilità di cambiare una volta e per sempre un sistema fiscale rapace che mette in difficoltà famiglie e imprese. Alle prime chiede molto spesso il 40% di quanto guadagnato ogni anno, delle seconde invece rappresenta il socio occulto che preleva forzosamente i due terzi del fatturato. Il centrodestra ha messo in campo una proposta rivoluzionaria: la flat tax, cioè l'aliquota unica sui redditi nella misura del 23% con una no tax area, cioè una soglia di esenzione da ogni imposta fino a 12mila euro annui.

Il punto fondamentale, al di là del progetto innovativo, è che non si tratta di una proposta estemporanea presentata per conquistare simpatie e dunque voti, ma di un impegno concreto e realizzabile. I quattro leader del centrodestra - Silvio Berlusconi, Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Raffaele Fitto - sono tutti concordi su questa priorità e, dunque, se investiti del consenso popolare e perciò in grado di esprimere la premiership, metteranno nero su bianco la flat tax e dal 2019 tutti pagheranno meno tasse.

Autorevoli economisti come Nicola Rossi, non certo tacciabili di connivenza con il centrodestra, hanno manifestato sulle colonne del Giornale una sostanziale approvazione per la flat tax rimarcando che l'«invenzione» del premio Nobel Milton Friedman, accompagnata dalla no tax area, rispetta pienamente il dettato costituzionale della progressività dell'imposta, traducendosi in un'aliquota molto bassa per i redditi bassi (chi guadagna 15mila euro annui lordi pagherebbe 690 euro, cioè l'8% di quanto guadagna). Ovviamente i detrattori della proposta, tanto il Pd quanto M5s, hanno sempre insistito sul risparmio in valore assoluto per i redditi più elevati (che però si troverebbero a pagare più di chi ha redditi inferiori, a differenza di quanto accade oggi, vedi box a fianco) oppure sulla sua presunta difficile sostenibilità economica. «Siamo sicuri di coprire la flat tax e gli italiani devono essere sicuri di dovere pagare meno tasse a partire dal 2019. Fino a 12mila euro non si paga nulla e poi si devono dedurre alcune spese, quindi non è vero che pagano di più i poveri e meno i ricchi come dicono alcuni», ha ribadito ieri Silvio Berlusconi, proprio per rimarcare come l'onda di fake news propalata dagli avversari non abbia nessun fondamento.

L'aliquota unica può essere un volano per rilanciare consumi e investimenti. Ovviamente, tutto dipenderà dalla volontà degli elettori domani. L'alternativa, però, è nota ed è rappresentata dal peggioramento dei fondamentali macroeconomici in questi ultimi sette anni nei quali il centrodestra è stato, salvo brevissime parentesi, all'opposizione. «Dalla situazione del 2011 a oggi ci sono in più tre milioni di poveri, di disoccupati e di giovani che non studiano e non lavorano», ha ricordato di recente Berlusconi ribadendo la necessità di uno choc fiscale per un Paese che qualcuno vorrebbe ancora ostaggio dell'austerity. O, nel caso dei grillini (e sostanzialmente anche della sinistra), di uno stato di polizia fiscale in base al quale alla concessione di mance, bonus o lievi riduzioni della pressione fiscale corrisponde un incremento della pervasività dei controlli.

La rappresentazione dei legittimi interessi degli individui a fronte della difesa del concetto di Stato come mediatore sociale che impone a ognuno le proprie decisioni di spesa, sottraendo risorse attraverso le tasse.

Le alternative sono due: o lasciare tutto com'è o scegliere una rivoluzione fiscale concreta e possibile.

Commenti