Coronavirus

Il virus, l'Italia e l'Europa che non c'è "Va creato un contrappeso a Berlino"

La conferenza promossa da EURECA sul coronavirus: prospettive per l'Italia e l'Ue. Intervengono Giulio Tremonti, Federico Carli, Angelo Polimeno Bottai e Nicola Patrizi

Il virus, l'Italia e l'Europa che non c'è "Va creato un contrappeso a Berlino"

Dopo la crisi sanitaria, nulla sarà come prima. Lo ha detto Giulio Tremonti nella sua intervista al Giornale: il coronavirus è come Sarajevo, un fatto inaspettato che segna la fine della globalizzazione. Forse sarà il canto del cigno anche dell'Europa, che non si sta dimostrando all'altezza delle aspettative. In un mondo investito da uno dei più drammatici "incidenti della Storia", l'Italia sta scoprendo di essere più sola di quanto sperato. Chiede gli Eurobond, che Bruxelles non sembra in grado di concedere. Domanda solidarietà vera, che stenta ad arrivare. E si ritrova di nuovo contrapposta alla Germania sulle risposte da dare alla crisi.

È per affrontare questi temi che EURECA, Europa Etica dei cittadini e delle autonomi, ha organizzato per sabato 4 aprile una conferenza on-line (qui sotto il video, qui il link pr Youtube). Si è parlato di come proteggere e rilanciare l'economia italiana, come dar vita a un'alleanza dei Paesi mediterranei che dentro l’Unione Europea faccia da contrappeso alla Germania e ai suoi stati satelliti, della necessità di aggiornare la nostra Costituzione e di dare ai nostri cittadini il diritto di voto su Trattati europei. Tra i relatori il prof. Giulio Tremonti, il presidente di Federterziario Nicola Patrizi, il presidente dell’associazione Guido Carli, Federico Carli, e Angelo Polimeno Bottai, presidente di EURECA e vicedirettore del Tg1.

Sul tavolo anche il tema dei coronabond e di altre possibili alternative all'utilizzo del Fondo Salva stati Europeo (MES); il confronto tra gli immediati e straordinari provvedimenti anti crisi già approntati da USA e Cina rispetto a quelli tardivi e insufficienti dell'Ue; e l'esclusione dei cittadini italiani che, al contrario di altri in Europa, non possono pronunciarsi sulle norme UE attraverso lo strumento del referendum.

Commenti