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Ma con l'Italia fa la voce grossa su migranti, economia e difesa

Macron, idolo della nostra sinistra, dimostra nei fatti di difendere soltanto i suoi interessi. E ci fa a pezzi

Ma con l'Italia fa la voce grossa su migranti, economia e difesa

Ricordate l'entusiasmo con cui è stata accolta a sinistra la vittoria di Emmanuel Macron alle presidenziali francesi? Matteo Renzi e il Pd sono stati i più pronti a esultare. Quasi il candidato lo avessero consigliato loro. Certo, la netta affermazione di Macron al ballottaggio contro Marine Le Pen aveva come suo portato fondamentale la sconfitta dell'euroscetticismo, degli antieuro e del sovranismo xenofobo. Ma il più giovane presidente francese della storia ha affascinato la sinistra italiana anche perché questa si è subito convinta di assomigliargli assai. Peccato che sono bastate un po' di settimane per avere sotto i nostri occhi un quadro che, per gli interessi italiani, è a dir poco inquietante.

Il tema più evidente è quello dell'immigrazione. Sul quale, per tranquillizzare i suoi concittadini, e a dispetto delle prime sommarie aperture verso il nostro governo, Macron ha poi chiuso ogni porta alle istanze italiane. Inoltre - ed è notizia recentissima - il governo di Parigi ha ignorato del tutto il ruolo italiano nel Mediterraneo prendendo un'iniziativa unilaterale per proporsi come mediatore di pace tra le fazioni in Libia; terra che, oltre a essere in storici rapporti con Roma, è anche quella da dove salpa la quasi totalità dei migranti che arrivano in Italia.

Allo stesso tempo, sul fronte militare, nel suo primo annuncio pubblico, dopo aver dichiarato di voler aumentare le spese della Difesa del 2%, Macron ha lanciato l'idea di un supercaccia da combattimento di quinta generazione, franco-tedesco. Tagliando così fuori l'Italia che, con Leonardo Finmeccanica, per competenze e tecnologie, è il naturale e complementare partner di qualunque consorzio europeo nella difesa.

E se ci si poteva aspettare almeno un segnale di simpatia sul lato delle partite economico-finanziarie, non è arrivato nemmeno questo. Anzi: nella battaglia già in corso per mettere i bastoni tra le ruote a Fincantieri, che si è aggiudicata l'asta per la maggioranza (66%) dei cantieri navali di Saint Nazaire, Macron ha tirato un altro schiaffo a Roma. Nonostante un'asta internazionale per una quota che prima era comunque in mani straniere (coreane), les italiens sono visti come il fumo negli occhi. E a Gentiloni è stata proposta l'umiliazione di rinunciare alla maggioranza e scendere dal 66 al 50%, mettendo in atto una governance paritetica. In pratica uno stop bello e buono.

Il tutto proprio nelle stesse ore in cui assistiamo alle più scorrette scorribande finanziarie di sempre da parte di un gruppo francese, Vivendi, nelle nostre telecomunicazioni (Telecom Italia); un settore non certo meno strategico di quello della cantieristica navale. Scorribande effettuate in parallelo alla scalata ostile e sotterranea che la stessa Vivendi ha effettuato nei confronti del gruppo Mediaset (controllato dalla famiglia Berlusconi che, indirettamente, controlla anche il Giornale) lo scorso anno: un'operazione che si è svolta con modalità finanziarie poco chiare e con obiettivi molto nebulosi e mai convincenti.

La mancanza di reciprocità tra un capitalismo aperto come il nostro - dove gruppi francesi hanno rilevato il controllo di banche (Bnl, Cariparma), grande distribuzione (Gs), alimentare (Parmalat), energia (Edison), moda (LoroPiana, Gucci), lusso (Bulgari) - e un sistema ben più protetto come quello transalpino è pacifica ormai da lustri. Forse varrebbe la pena di chiedersi perché. E scoprire che i nostri vicini fanno da sempre dell'interesse nazionale un punto fermo della loro politica economica, commerciale, estera ed europea. Macron non fa differenza e un po' di prudenza prima di eleggerlo a modello politico contemporaneo sarebbe stata opportuna. Ma non è mai troppo tardi: magari, nelle politiche dell'immigrazione e nella capacità di fare sistema, può diventare un modello da seguire ora.

Dopo che ha gettato la maschera.

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